Trieste. Venerdì mattina, il 21 giugno, a Trieste è stato sgomberato il Silos, un grande magazzino fatiscente di fianco alla stazione ferroviaria dove per anni si sono accampate le persone migranti che arrivavano in città da est, dopo aver attraversato la cosiddetta rotta balcanica.
Lo sgombero era stato disposto da un’ordinanza di inizio giugno del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza: in realtà se ne parlava da tempo, ma non si era mai giunti a un’azione effettiva. Ora il capannone è stato svuotato e recintato con alte grate di plastica verde (ma non manca anche il filo spinato) per impedire ai nuovi arrivati di entrare. L’amministrazione triestina sgombera, svuota e recinta e propone alternative che non affrontano realmente il problema.
Le conseguenze dell’operazione, che di per sé si è svolta senza particolari intoppi, preoccupano infatti le numerose associazioni attive nella zona per garantire una prima assistenza ai migranti che arrivano a Trieste. «Quanti nel prossimo futuro giungeranno a Trieste dalla rotta balcanica con l’intenzione di continuare il proprio viaggio, non troveranno strutture di bassa soglia ad accoglierli come da noi auspicato», scrivono le oltre venti associazioni che si occupano di migrazioni e diritti umani. Aggiunge Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, «Il vero problema va ben oltre lo sgombero: le persone che erano al Silos nei giorni scorsi sono state trasferite altrove, ma dove andranno quelli che stanno arrivando adesso? Non c’è ancora una risposta».
Il timore diffuso è che la chiusura del Silos possa complicare ulteriormente la gestione dei migranti in città. Accogliere i migranti non è mai stata una preoccupazione delle amministrazioni locali e si può ben dire che continua ad essere così nonostante i proclami. L’unica iniziativa è non fare, lasciare che sia un deserto a prendersi in carico chi arriva.
Il Silos non era di certo una soluzione, anzi era un luogo indegno e non idoneo ad ospitare uomini, donne e anche bambini ma è stato a lungo un punto di riferimento per i migranti arrivati a Trieste. E ora? Le decisioni da prendere sono urgenti perché ogni giorno entrano dalla Slovenia migranti, anche in condizioni di fragilità. Le associazioni triestine chiedono quindi di allestire in città una struttura di prima accoglienza aperta a chiunque, anche a chi non intende chiedere l’asilo in Italia ma vuole proseguire verso il resto d’Europa.
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