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“Siamo figlie e figli d’Italia”: al via la raccolta firme per il referendum cittadinanza

Il quesito propone di modificare la legge 91/1992 per ridurre da 10 a 5 anni il termine di soggiorno legale in Italia ai fini della presentazione della domanda di cittadinanza da parte dei maggiorenni. «In Italia – spiegano i promotori – era già così fino 1992, quando la legge 91 ha introdotto una irragionevole penalizzazione».

Ma… dimezzando gli anni di residenza legale non è che questa cittadinanza la “regaliamo”? «No. La concessione della cittadinanza non è un automatismo: oltre alla residenza ininterrotta in Italia (che questo referendum propone di ridurre a 5 anni) resterebbero invariati gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza, quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica». 

Rispondono anche a questa domanda i promotori della proposta di referendum alla quale si può aderire da oggi e fino al 30 settembre on line a questo link. L’obiettivo è quello di raccogliere 500 mila firme come previsto dalla legge.

Il quesito (formulazione ufficiale al link soprastante) intende modificare l’articolo 9 della legge n. 91/1992 per ridurre da 10 a 5 anni il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. «In Italia – spiegano i promotori – la legge era già così dal 1865 al 1992, quando la legge n. 91 ha introdotto una irragionevole penalizzazione dei cittadini extra UE».

E ancora: «Grazie a questo referendum verranno ridotti gli anni di residenza in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Questa semplice modifica rappresenterebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa 2.500.000 persone) che, in questo Paese, non solo nascono e crescono, ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita. Partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani sono diritti oggi negati. Il referendum vuole allineare l’Italia ai  maggiori Paesi europei che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese. Siamo figlie e figli d’Italia».

Info e materiali su questo sito per saperne di più e diffondere l’iniziativa.

 

Non è lo ius soli né lo ius scholae

Lo ius soli riguarda solo chi nasce in Italia (circa 500mila persone all’anno), lo ius scholae solo chi completa un ciclo di studi di 5 anni (circa 135 mila persone l’anno), mentre la proposta di referendum varata oggi riguarda le persone che risiedono legalmente in Italia da almeno 5 anni e i rispettivi figli minori (circa 2,5 milioni di persone).

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