In Polonia la Caritas sta portando aiuti umanitari, attraverso le cosiddette “Tents of hope” (tende della speranza) ma anche attraverso le parrocchie locali. Le quattro tende della speranza sono luoghi di incontro dove verrà fornita l’assistenza necessaria a garantire la sopravvivenza a chi si trova bloccato in un limbo senza senso.
I vescovi delle diocesi di Bialystok, Drohiczyn e Siedlce lungo il confine hanno incontrato i parroci, chiedendo di sostenere i migranti. La Caritas avrà una presenza in loco per garantire la distribuzione degli aiuti e la preparazione dei pasti e a tal proposito alle parrocchie di frontiera sono già arrivati 2.000 pacchi di cibo, barrette energetiche, tende, sacchi a pelo, acqua potabile, giacche e vestiti invernali, coperte, borracce termiche, guanti. Per far fronte a questo nuovo impegno e allestire le “Tents of hope” sono state mobilitate anche le parrocchie locali, la popolazione e gli attivisti per i diritti umani.
In verità la popolazione locale delle città di confine polacche si è già mobilitata da tempo (mentre i salotti politici si prendono il tempo di non fare nulla di concreto) attivando una rete di iniziative, la più nota è quella delle luci verdi fuori dalle case. Una luce verde per segnalare che lì si può ottenere aiuto. È il segnale convenuto per indicare a chi riuscisse ad attraversare la frontiera che in quella casa troverà un pasto caldo, coperte, braccia aperte e nessuno pronto a chiamare la polizia.
Non mancano nemmeno gli attivisti per i diritti umani che a rischio della loro stessa incolumità stanno portando nei modi più svariati sostegno e aiuto ai migranti. Ad esempio Nawal Soufi, già nota come l’angelo dei profughi, si trova ora in Polonia e tiene aggiornati i suoi follower sulla pagina fb raccontando da dentro l’inferno di gelo della frontiera. Accanto a lei altre realtà, sia italiane che europee, si stanno muovendo e stanno raccontando con voce forte il dramma di questa terra di confine.
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