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Tratta di Stato: espulsi (e venduti) dalla Tunisia alla Libia

 

Un gruppo di lavoro internazionale ha raccolto decine di testimonianze di migranti espulsi dalla Tunisia verso la Libia. Un ricordo saliente di queste narrazioni è la vendita di esseri umani alla frontiera da parte di apparati di polizia e militari tunisini, con un legame fra questa “infrastruttura dei respingimenti” e l’industria del sequestro nelle prigioni.

 

“State trafficking”: i luoghi citati dalla maggior parte dei testimoni dell’indagine.

 

Gli esperti di diritto internazionale e scienze sociali li chiamano “crimini di Stato“. Li documenta, in un angolo di mondo che si chiama confine tunisino-libico, un rapporto presentato di recente all’Europarlamento di Bruxelles.

Il rapporto, dal titolo State trafficking, tratta di Stato, contiene 30 testimonianze di migranti d’origine africana espulsi dalla Tunisia verso la Libia dalla metà del 2023 al novembre 2024 e mette in luce, vi si legge, «un tratto saliente che appare nelle narrazioni: la vendita di esseri umani alla frontiera da parte di apparati di polizia e militari tunisini e l’interconnessione fra questa infrastruttura dei respingimenti e l’industria del sequestro nelle prigioni».

Sono cinque le fasi di una vera e propria catena logistica «che si è integrata ed affinata anche come conseguenza degli accordi tra UE e Tunisia». Primo anello, gli arresti dei migranti. Secondo anello, il trasporto verso la frontiera tunisino-libica. Terzo, il ruolo dei campi di detenzione alla frontiera tunisina. Quarto, il passaggio e la vendita a milizie libiche. E infine quinto, la detenzione nei centri di detenzione libici fino al pagamento del riscatto.

Uomini per denaro, hashish e carburante

Dai dettagli topografici citati nelle 30 testimonianze raccolte (22 di uomini e otto di donne), i ricercatori hanno individuato due località in cui si svolge la “fase n. 4”, quella della “transazione” di esseri umani: uno non lontano dalla costa del Mediterraneo, lungo la linea di frontiera Tunisia-Libia, l’altro sempre sul confine ma più a sud, in corrispondenza di Al Assah dal lato libico.

«I gruppi di prigionieri sono scambiati con denaro, hashish e carburante; i pagamenti possono prevedere anche una forma mista fra queste tre modalità. Una costante fra i venditori è la presenza di personale in uniforme dal lato tunisino. Variabile è la tipologia degli acquirenti dal lato libico: nelle testimonianze si riporta la presenza di gruppi interamente in uniforme e con mezzi ufficiali, gruppi misti (personale in uniforme e personale armato in abiti civili) e milizie prive di uniforme».

Il rapporto è stato realizzato da un gruppo di lavoro internazionale che ha preferito restare anonimo per motivi di incolumità personale. Ma ha avuto il sostegno giuridico, cartografico e scientifico dell’ASGI, dell’agenzia Border Forensics e del gruppo On Borders.

«State trafficking, individuando un sommario delle violazioni dei diritti umani nel corso delle operazioni di espulsione e tratta, vuole riaprire il dibattito sulla responsabilità dell’Unione e dei singoli Stati nell’esposizione alla morte e alla schiavitù delle persone in viaggio, così come sullo statuto di “Paese sicuro” assegnato alla Tunisia, sul suo ruolo di partner e beneficiario economico nella gestione della frontiera esterna dell’UE». 

 

LA TESTIMONIANZA/ “I soldi li contano di fronte, li danno di fronte a te. E le donne costano di più”

“Ci hanno portato alla frontiera. (…) dal lato libico, ci sono i militari che sono lì, per fare gli acquisti. (…) Prima di attraversare, i tunisini hanno già chiamato i militari e i cokseurs (intermediari) libici. Quando arrivi ti dividono in gruppi di 10. (…) I libici pagano i tunisini di fronte a noi. (…) Non so perché hanno deciso di fare la vendita, forse per i soldi, non so se il Presidente è al corrente di questo, ma è reale. Abbiamo visto i soldi, li contano di fronte a te e li danno di fronte a te. Le donne costano di più, perché in Libia le donne servono da oggetti sessuali. Io non so esattamente quanto i libici danno ai tunisini” (testimonianza di W.I., giovane camerunense di 25 anni, arrestato in un uliveto di Sousse, Tunisia).

Collegamento

Il rapporto State trafficking in italiano, inglese e francese con due testimonianze audio e video (dal sito di On Borders)

 

 

 

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