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Valle di Susa: con i migranti in viaggio (anche nei labirinti della legge e della burocrazia)

L’esperienza dello Sportello legale della Diaconia Valdese e del Danish Refugee Council a Oulx, sulla “via della Valsusa”, che dall’autunno 2020 incontra storie, persone e famiglie migranti. Più di 400 le prese in carico in sette mesi: singoli che hanno bisogno di qualche informazione veloce, famiglie e giovani fermati e respinti alla frontiera francese, minori non accompagnati, ma anche migranti che cercano di riannodare i fili di percorsi interrotti.

In ascolto nello Sportello legale di Oulx (foto Diaconia Valdese).

 

Due famiglie. Ancora una volta fuggite dall’Afghanistan: 18 persone in tutto, uomini, donne (una di loro per camminare doveva appoggiarsi a una stampella) e naturalmente dei bambini. Due settimane fa, fermate al Monginevro nel tentativo di passare in Francia, sono state trattenute tutta una notte e parte della giornata nei container adiacenti al posto di frontiera della PAF, la Police aux frontières.

Hanno riferito di non aver ricevuto né acqua né cibo da mezzanotte al mezzogiorno successivo. Nei container non un letto, una branda, solo sedie e cinque coperte. Senza un mandato, la PAF non avrebbe potuto trattenerli più di quattro ore. Difficile, per loro, presentare una denuncia in prima persona. Ma in forma anonima il caso è stato segnalato agli avvocati francesi che preparano le azioni legali di ampio respiro contro le detenzioni improprie e illegittime.

Immagine
P. e M. Lachmann-Anke da Pixabay.

Marzo 2021. In valle arriva l’ennesima famigliola, questa volta nigeriana: padre, madre e due bambini piccolissimi, uno di tre anni e l’altro di appena sei mesi. Il padre anni fa aveva ottenuto la protezione umanitaria in Italia e si era poi trasferito in Germania. Là si è fatto una famiglia (tutti e due i bimbi sono nati lassù) e ha visto scadere la sua umanitaria.

Poi l’intera famiglia, fermata, è stata respinta in Italia. Avrebbe bisogno di un’accoglienza strutturata, di visite regolari, di un pediatra. Potrebbe entrare in un progetto SAI (l’ex SIPROIMI-ex SPRAR) ma per ora non ci sono posti. Però almeno, adesso il papà ha scoperto che nel nostro Paese, in questi anni, il suo avvocato ha impugnato la concessione dell’umanitaria e gli ha ottenuto una più solida protezione sussidiaria

Sono storie, persone e famiglie come queste che arrivano allo Sportello legale aperto l’anno scorso dalla Diaconia Valdese e dal Danish Refugee Council (DRC) a Oulx, paese di snodo per i migranti che percorrono la via dell’alta Valle di Susa verso la Francia.

Percorsi…

Spiega l’operatrice Gaia Pasini, che si divide fra il servizio allo “sportello” vero proprio, in via Montenero, e l’attività in outreach al Rifugio Fraternità Massi che fa accoglienza ai migranti in transito:

«Ai migranti che incontriamo offriamo un orientamento socio-legale. Per la maggior parte sono persone in viaggio verso la Francia e la Germania, che hanno bisogno soprattutto di informazioni sulle procedure d’asilo, su Dublino, sulle impronte. Con loro può bastare un semplice colloquio e poi si mettono in strada. Ma c’è anche una parte di lavoro più complesso, con i migranti che hanno incontrato delle difficoltà qui in Italia: magari desiderano avviare una pratica d’asilo (in questo periodo di COVID non è facile anche solo accedere fisicamente in Questura), oppure hanno interrotto un percorso e desiderano riprenderlo, o non sanno a che punto è rimasto dopo aver perso il contatto con i loro avvocati, magari perché non hanno avuto spiegazioni o una mediazione esauriente. Qui entra in gioco anche la parte di lavoro più “sociale”, perché i migranti possano accedere ai servizi di accoglienza a cui hanno diritto».

Il progetto di orientamento socio-legale è partito nell’inverno del 2019. Dal settembre 2020 allo scorso marzo lo Sportello ha preso in carico 427 migranti, in media 60 al mese ma con un trend in crescita. Fra loro anche 60 “vulnerabili”, cioè persone con almeno una “fragilità”: minori non accompagnati (MSNA), donne incinte o sole con minori, persone malate o con disturbi psichici.

Solo a marzo le prese in carico sono state 94, fra cui cinque vulnerabili: quattro MSNA e una persona con un grave problema di salute.

… ritorni e ricorsi

Fra i migranti che il servizio sta seguendo in questi giorni c’è anche un giovane gambiano con disagio psichico. Ospitato al Rifugio, ha alle spalle soggiorni anche in Germania, Svizzera e Francia, dove ha trovato solo risposte d’emergenza ai suoi disturbi, come del resto in Italia. Ormai stanco, ha chiesto di poter tornare in patria. Almeno questo suo desiderio sta per realizzarsi, grazie a una collaborazione con il CIR (il Consiglio italiano per i rifugiati) e la comunità nazionale gambiana di Torino, che lo aiuterà con un accompagnatore.

A marzo, invece, dopo essersi rivolti allo Sportello di Oulx due giovani afghani hanno potuto fare ricorso contro un’espulsione dalla Francia. Avevano chiesto esplicitamente asilo alla frontiera. Secondo gli avvocati francesi che se ne sono fatti carico entro le 48 ore di legge, hanno qualche chance di successo, «anche se in queste situazioni di transito non è certo facile avviare procedure legali complesse».

Nei labirinti della legge

In tutto il mese scorso (quello dello sgombero della casa cantoniera occupata di Oulx, che ha messo a dura prova le capacità di accoglienza del Rifugio Fraternità Massi), l’80% delle prese in carico del progetto Diaconia Valdese-DRC riguarda migranti arrivati dalla rotta balcanica.

L’ultimo lockdown non ha influito più di tanto sul numero elevato di questi passaggi, a differenza del lockdown della primavera 2020, che li aveva quasi fermati.

Fra dicembre 2020 e gennaio 2021 il flusso di singoli e famiglie passati dai Balcani è sembrato diminuire rispetto alle persone arrivate in valle di Susa dopo essere sbarcate dalla rotta del Mediterraneo centrale o dopo aver soggiornato in Italia più o meno a lungo. Ma poi è tornato a crescere.  

«Come vedo il mio lavoro? – risponde ancora Gaia a Vie di fuga –  Non è facile vedere i risultati a lungo termine di questo servizio rivolto a persone di passaggio oppure che arrivano fin qui, disorientate, perché non sanno bene dove andare, cosa fare per riprendere il filo di un percorso che, magari, si è snodato in quattro Paesi diversi. Però è il segno di quanto è difficile per un migrante orientarsi nella normativa e nella burocrazia. Così informare, fare un lavoro di mediazione, ridurre le difficoltà certo non avrà un peso sulla “struttura”, sul “sistema”. Ma potrà avere un peso sulle traiettorie, sulla vita delle persone che incontriamo».

A due passi dalla stazione

Lo Sportello legale della Diaconia Valdese e del Danish Refugee Council ha sede a Oulx in via Montenero 39, vicino alla stazione ferroviaria. L’orario: lunedì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00, martedì dalle 15.00 alle 19.00 e giovedì come il lunedì. E-mail: oulxinclusione@diaconiavaldese.orgTel. 366.6044370

Leggi anche su Vie di fuga

Il “dossier” Valle di Susa

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