A Lampedusa si concludono oggi le iniziative organizzate dal Comitato 3 Ottobre e dal Comune dell’isola per la prima Giornata della memoria delle vittime della migrazione. La fondazione Migrantes: «La Giornata nazionale sia l’occasione per condividere la volontà di costruire corridoi umanitari e vie legali che accompagnino in sicurezza i migranti e le loro famiglie». I dati OIM: una settimana fa, il 25 settembre, le vittime nel Mediterraneo di questo 2016 erano già almeno 3.500, 600 in più di quelle registrate nello stesso periodo del 2015.
«L’Europa inizia a Lampedusa. È su questa isola, primo porto sicuro del continente, che comincia l’idea di democrazia e di pace che vuole disperatamente raggiungere chi scappa da guerra e persecuzione e ha bisogno di protezione. L’Europa inizia qui e il Comitato 3 Ottobre, insieme al Comune di Lampedusa, torna per il terzo anno a commemorare il naufragio del 2013 che ha fatto 368 vittime. Stavolta con un progetto che ha un respiro nuovo, portato dalla Giornata della memoria delle vittime della migrazione, approvata a marzo, prima tappa di un impegno costante e faticoso durato due anni».
Le iniziative promosse dal Comitato 3 Ottobre con il Comune di Lampedusa si concludono oggi, terzo anniversario del naufragio che il 3 ottobre 2013, a mezzo miglio dalle coste dell’isola, costò la vita a 368 persone, e prima “Giornata nazionale in memoria delle vittime della migrazione”, introdotta dalla legge 45/2016.
«I corpi delle vittime del disastro furono tutti recuperati e, per la prima volta nella storia dei naufragi del Mediterraneo, si mostrarono al mondo in un drammatico grido di aiuto collettivo».
Storia di ieri, impegno per l’oggi
«Proteggere le persone e non i confini è ancora la parola d’ordine – osserva ancora il Comitato -, ma oggi essa va sostenuta ancora di più contro i muri che l’Europa sta continuando ad alzare ovunque per fermare chi è in fuga. Muri e filo spinato che costringono chi scappa a cercare vie più pericolose, rafforzano la rete di trafficanti di uomini, provocano di fatto il genocidio, l’olocausto che si ripete ogni giorno al quale noi non vogliamo abituarci».
Ma ricorda anche la fondazione Migrantes: «L’Italia reagì a quella tragedia creando l’operazione “Mare nostrum”, che ha dato “vita” a tanti uomini e donne che tentavano di raggiungere le nostre coste: 170.000 le persone salvate in un anno. Dall’ottobre 2014 “Mare Nostrum” è stata sospesa, perché l’Europa non ha voluto farsene carico» con quel dispiego di mezzi.
«Da allora sono oltre 270 mila i migranti salvati nel Mediterraneo, con navi anche di altri Stati europei oltre che dell’Italia e con navi di organizzazioni private, ma ancora troppi sono stati i morti: dal 3 ottobre 2013 a oggi oltre 11.500 migranti, e il Mediterraneo è diventato il “cimitero” ricordato da papa Francesco».
L’organismo pastorale della CEI chiede che la celebrazione della Giornata nazionale sia (anche e finalmente) «l’occasione per condividere la volontà di costruire corridoi umanitari e vie legali che accompagnino in sicurezza i migranti e le loro famiglie nel loro cammino e che consentano l’ingresso in Italia e in Europa senza altre vittime innocenti».
Una settimana fa, il 25 settembre, fra rifugiati e migranti le vittime nel Mediterraneo di questo 2016 erano già almeno 3.500, 600 in più di quelle registrate nello stesso periodo del 2015.
Collegamento
Strage del 3 ottobre, “c’è indagine su omissione di soccorso” (Redattore sociale 2 ottobre 2016)
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