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Una ‘vacanza’ alternativa. Nell’Altopiano di Asiago arrivano 69 rifugiati

* di Lisa Rigotto

Venetian Hostel - La struttura gestita dalla Cooperativa Terra di Mezzo a Monselice
Venetian Hostel – La struttura gestita dalla Cooperativa Terra di Mezzo a Monselice

Dalle coste del Mediterraneo alle montagne dell’Altopiano di Asiago. Per qualche settimana sessantanove richiedenti asilo sono stati ospitati nell’ex ostello di Cesuna, in attesa del loro rientro a Monselice, dove si trova la struttura che li sta accogliendo dal loro arrivo in Italia. Per molti di loro si tratta della prima volta in montagna tra boschi, prati e neve.

L’ex colonia che li ha ospitati è di proprietà del Comune di Sant’Urbano (Padova) ed è stata affidata alla cooperativa “Terra di Mezzo” che da tempo accoglie i richiedenti asilo nella struttura di Monselice, il Venetian Hostel.

La “vacanza” è stata necessaria a causa della richiesta di alcuni gruppi turistici interessati ad utilizzare la struttura di Monselice come punto di appoggio per una visita turistica ai colli euganei. Un’occasione presa al volo per ‘spedire’ i rifugiati, tutti tra i 20 e i 30 anni, provenienti da diversi Paesi dell’Africa occidentale (Senegal, Costa d´Avorio, Liberia e Sierra Leone), per la prima volta in montagna.

«Io guardo le vostre terre – ha spiegato un ragazzo al Giornale di Vicenza – Vedo ricchezza, benessere, boschi sani, campi da coltivare. Mi dicono che tanto tempo fa qui c´era la guerra e che anche i vostri padri hanno dovuto scappare. Spero che anche la mia terra possa vivere in serenità come la vostra oggi, così da poterci tornare e sentire ancora il canto del gambecchio».

Panorama di Cesuna
Panorama di Cesuna

«È già la terza volta quest’anno che il centro di Cesuna ospita dei profughi e devo dire che è come nemmeno averli, zero guai». Elvio Schivo, consigliere roanese con delega ai servizi sociali, commenta così la permanenza dei rifugiati africani nel suo Comune per poi spiegare: «Tutta la questione è seguita direttamente dalla Prefettura di Padova. La cooperativa Terra di Mezzo poi ha una convenzione per ospitare i rifugiati assegnati e quindi è attrezzata per affrontare tutto senza l’intervento comunale. La prima volta appena dopo Natale sono stati ospitati una ventina di rifugiati, sempre giovani dell’Africa occidentale, all’ex albergo Cesuna – ricorda Schivo – Poi sono susseguiti un gruppo di 80 e ora questo gruppo un po’ più piccolo».

«Sono situazioni che commuovono – conclude il consigliere impegnato da anni nel seguire i servizi sociali  – e noi non abbiamo mai avuto problemi ad aiutarli».

Sarà vero?

I giovani africani stanno bene, si sentono quasi ‘in vacanza’ e hanno trovato un’accoglienza positiva nella casa per ferie ‘Zeleghe’ di Cesuna. Qui però non possono rimanere a lungo: la soluzione dello spostamento è infatti solo un “tampone”, per consentire al Venetian Hostel di Monselice di essere completamente a disposizione dei turisti nel periodo pasquale e a sua volta, la colonia di Cesuna è già prenotata da alcuni gruppi per i fine settimana del 25 aprile e il 1° maggio, quindi il ritorno a Monselice sarà inevitabile. Come anticipato dal sindaco di Monselice, Francesco Lunghi, spostamenti di questo tipo, per una settimana o 10 giorni, potranno ancora verificarsi, anche per alleggerire le tensioni createsi nel monselicense.

Anche Salvini si è presentato alla struttura di Monselice. Non appena arrivato ha esordito dicendo: “Destinare ai profughi una struttura come questa? Un delitto“. Scortato dal segretario della circoscrizione locale della Lega, Emanuele Rosina, Salvini ha visitato l’interno dell’ostello. “La struttura è molto bella“, ha commentato il leader leghista “ed è stata restaurata con ingenti risorse pubbliche. Dovrebbe essere a disposizione dei turisti, quelli veri. Destinarla a queste persone che non fanno altro che star qui a far niente dalla mattina alla sera è un insulto nei confronti dei veneti. Il tutto passando sopra la testa degli amministratori locali“.

Dietro quindi una bucolica e serena ‘vacanza’ tra le montagne, queste persone si vedono trattate come bestie trasportate da un posto all’altro per effimere necessità ed urgenze, non di certo per far loro trascorrere un periodo di pace e tranquillità mentre vivono una situazione di incertezza sul domani e di trepidante attesa sulla loro permanenza o meno sul territorio italiano.

Speriamo almeno che questi giorni in mezzo al verde abbiano comunque rasserenato e svagato questi ragazzi.

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