Il nuovo sito della rete nazionale EuropAsilo, appena inaugurato, pubblica la sintesi dei lavori della “Summer School 2015” di Cosenza sui “percorsi di sostegno all’autonomia”: buone (e male) pratiche, esperienze, sperimentazioni, confronto, riflessioni e proposte.
No, non siamo ancora un Paese di integrazione e di autonomia per i rifugiati. Questi obiettivi ricevono da sempre scarsa attenzione in Italia. Ma ancora oggi continuiamo a pensarci come un Paese di transito, mentre siamo sempre di più un Paese di destinazione finale, per “amore” o per “forza”.
«La poca attenzione delle politiche pubbliche in questo campo è evidenziata innanzitutto dalla scarsità di posti in accoglienza per persone già titolari di protezione. A fronte di un netto incremento della capacità complessiva del sistema di accoglienza per richiedenti asilo avvenuto nel corso del 2014 e del 2015, e ancora nel 2016, poco rimane per chi ha già completato la procedura e tuttavia non ha ancora portato a termine il proprio percorso di autonomia».
Persino nello SPRAR la consapevolezza di questa debolezza è recente. Mentre carenze nelle varie forme di accoglienza del “sistema italiano” (in particolare nei CAS, i Centri di accoglienza straordinaria, ma non solo) «non garantiscono nemmeno il raggiungimento degli standard qualitativi minimi».
Questi e altri fattori rendono più vulnerabili i rifugiati. «Il mancato accesso all’accoglienza e l’elevato numero di migranti forzati che ancora oggi non godono di alcun servizio o forma di assistenza diretta, le pessime condizioni di vita, assistenza e tutele offerte in molti centri, la prematura uscita dai percorsi di accoglienza anche senza che l’autonomia sia reale e consolidata spingono così molti titolari di protezione nei circuiti della marginalità sociale».
Un caso-simbolo? L’ex falegnameria di Nardò, in Puglia: tra i 400 braccianti stagionali della raccolta delle angurie che la occupano almeno 150 sono ex beneficiari di progetti SPRAR.
Un quadro irreversibile? No, si può (provare a) disegnarne un altro. Almeno, questa la risposta che arriva dalla “Summer School 2015” di EuropAsilo. La sintesi dei lavori, che si sono svolti a Cosenza nel settembre 2015, è da oggi disponibile nel nuovo sito di questa rete nazionale.
Quattro aree, sei gruppi, tante idee
Nella tre-giorni di Cosenza 136 partecipanti di 15 regioni, impegnati in 111 progetti SPRAR, si sono confrontati sul tema “Riprendere nuovi percorsi di vita: riflessioni e sperimentazioni a confronto, tra Nord e Sud del Paese, sui percorsi di sostegno all’autonomia dei titolari di protezione internazionale o umanitaria”. Quattro le aree sviluppate in sei gruppi di lavoro: “Integrazione sociale e culturale”, “Auto-impiego e imprenditoria”, “Formazione lavoro e strumenti ‘classici’ per l’autonomia” e “Dimensione abitativa per favorire l’autonomia”.
Ne sono emerse, fra l’altro, numerose esperienze, segnalazioni, proposte e “raccomandazioni” che in molti casi hanno alla base buone pratiche già sperimentate su scala locale.
Per l’integrazione socio-culturale, ad esempio, c’è l’organizzazione sul territorio di eventi centrati sugli “sport minori” (il cricket per incuriosire sulle tradizioni di Paesi come il Pakistan o l’Afghanistan…), di laboratori permanenti per le scuole, di micro-eventi che anticipino gradualmente eventi più grandi (quali la Giornata mondiale del rifugiato), oppure l’inserimento degli ospiti SPRAR in attività di volontariato.
Dall’area Autoimpiego e l’imprenditoria arriva la proposta di un fondo per finanziare «possibili imprese» di rifugiati, da gestire almeno all’inizio in ambito SPRAR; ma fin da subito occorre diffondere la conoscenza delle esperienze italiane già attive nel settore (fra cui le coop sociali del progetto FER e il progetto piemontese “Non solo asilo”).
Nella Formazione lavoro e strumenti ‘classici’ per l’autonomia sono emerse in particolare le esperienze di Brescia, Lecce, Macerata, Cellatica (Bs) e Trieste; la sottolineatura che, in caso di ricorso su diniego, un tirocinio può spesso contribuire al riconoscimento finale di una forma protezione (Milano); e la proposta di attivare, a livello di Servizio centrale dello SPRAR, le grandi catene commerciali e produttive.
Infine, per quanto riguarda la Dimensione abitativa per favorire l’autonomia i partecipanti hanno portato 5 esperienze di accoglienza in famiglia, 15 in appartamento e 4 di ripopolamento e “uso alternativo” (comodato d’uso gratuito di case sfitte, auto-recupero di edifici abbandonati, utilizzo di beni confiscati alle mafie, inserimento “mediato” nelle case occupate: istituto dei Salettiani di Torino, progetto Tandem di Parma…).
Collegamenti
La relazione finale della “Summer School 2015” di EuropAsilo (file .pdf)
EuropAsilo: le organizzazioni della rete
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