Un’inchiesta del mensile Altreconomia delinea un quadro di scarsa trasparenza, gestione carente a livello centrale e di immobilità politica nell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. «Nessuno vuole portare a regime alcun sistema di accoglienza», mentre «intanto le persone aspettano al freddo. E il governo può ripetere il ritornello della saturazione e dell’invasione».
«Da un lato, da luglio a novembre 2022 si registra nei centri di accoglienza straordinaria (CAS) un’improvvisa diminuzione dei posti a disposizione senza alcun intervento da parte dell’amministrazione per aumentare la capienza; dall’altro, vi sono centinaia di posti “vuoti” nel Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), pensato come “secondo livello” di intervento e trampolino per l’autonomia delle persone».
Lo ha scoperto la rivista Altreconomia, che in un’inchiesta on line di questi giorni analizza e ragiona su cifre ufficiali del ministero dell’Interno, e denuncia: «Posti vuoti, scarsa programmazione, incapacità di intervenire a fronte dell’emergenza», mentre «diversi tribunali cominciano a richiamare all’ordine prefetture e questure per le procedure illegittime nel fornire un “tetto” e i documenti ai richiedenti asilo».
Nella rete SAI a ottobre 2022 si contavano quasi 44.600 posti finanziati ma solo 35.300 attivi. La forbice dipende dal fatto che i Comuni non riescono sempre ad attivare i posti richiesti e finanziati, in particolare per la difficoltà a trovare appartamenti. Ma non sono riempiti nemmeno tutti i posti effettivamente disponibili: sempre a ottobre, questi posti vuoti erano circa 1.500, sia pure in calo rispetto a gennaio 2022.
Forse non arrivano richieste, ha ipotizzato Altreconomia. Però diversi operatori dell’accoglienza sentiti dal mensile hanno riferito tutt’altro. Anche se, fatto un po’ sconcertante, il dato delle richieste presentate dagli operatori e rimaste inevase non è disponibile.
Focalizzandosi sui CAS, invece, Altreconomia nel 2022 ha già riferito che fra gennaio e giugno centinaia di richiedenti asilo arrivati dalla “rotta balcanica” erano ridotti a dormire in strada perché veniva loro negato l’accesso ai centri cui avevano diritto. «La “scusa” da parte delle prefetture, allora, era l’assenza di posti, ufficialmente, e “ufficiosamente” una quota di “riserva” da tenere per chi proveniva dagli sbarchi». Però, ancora una volta dopo aver chiesto dati al Viminale, si è scoperto che a luglio di posti ce n’erano, e a migliaia: quasi 4.000 se non 7.600 in tutto il Paese, a seconda che si considerino le diverse cifre (chiaramente incongruenti) di fonte ministeriale.
A novembre questa forbice si è ridotta a 1.300-2.000 posti. Ma comunque, come ha commentato Gianfranco Schiavone, presidente dell’ICS di Trieste, «la mancanza di programmazione è lampante ed evidente. Nell’estate il governo pur sapendo che il sistema si stava saturando non ha fatto nulla. Così dal 20% dei posti vuoti tenuti come “riserva” si passa allo “zero”».
In sintesi, l’inchiesta di Altreconomia delinea un quadro di scarsa trasparenza, gestione carente a livello centrale e di immobilità politica: «Nessuno vuole portare a regime alcun sistema di accoglienza», mentre «intanto le persone aspettano al freddo. E il governo può ripetere il ritornello della saturazione e dell’invasione».
Collegamento
L’asilo negato in questura (da Altreconomia.it, novembre 2022)
Leggi anche su Vie di fuga
“Richiedenti asilo, accoglienza e documenti entro 20 giorni”: a Bologna una sentenza storica
No comment yet, add your voice below!