Lui è un allevatore di cavalli che abita in un villaggio vicino alle piramidi e ha partecipato alla cosiddetta “battaglia dei cammelli”, l’attacco dei manifestanti in piazza Tahir da parte di uomini a cavallo sostenitori di Mubarak; lei è una donna in carriera, borghese, divorziata, militante della democrazia e dei diritti delle donne.
Non si tratta del semplice incontro fra due persone ma fra i rappresentanti di due mondi diversi: l’idealismo e la realtà. Mahmoud è fortemente ancorato alla sua quotidianità, alla sua famiglia e non ha il lusso di poter agire secondo alti ideali. Deve piuttosto pensare a sfamare il suo cavallo e i suoi figli. Le proteste in piazza Tahir hanno causato la diminuzione del turismo alle piramidi, l’unica sua fonte di guadagno, e, non appena gli vengono fatte delle promesse, mai mantenute, di una vita migliore, accetta di scendere in piazza per difendere Mubarak . Ma viene ripreso dai cellulari e il suo volto diffuso tramite Youtube, per questo viene emarginato nel suo stesso paese e villaggio. Reem è mossa da grandi ideali di democrazia e uguaglianza sociale e con la sua presenza influenzerà notevolmente la vita di Mahmoud e della sua famiglia.
Nel film è raccontato l’incontro/scontro fra due universi che sembrano inconciliabili, ma che finiranno per avvicinarsi notevolmente. Non si riusce a prendere una posizione netta perché le contraddizioni della rivoluzione e la realtà che deve vivere, o meglio sopportare, il popolo egiziano sono evidenti.
L’unica pecca che si può rimproverare al regista egiziano Yousry Nasrallah è stereotipizzazione dei personaggi che come figure senza spessore si comportano secondo facili cliché: la donna borghese che vuole fare del bene e risolve i problemi di Mahmoud; l’uomo di periferia violento e ignorante. La rivoluzione rimane sullo sfondo e noi siamo costantemente sospinti fra i due mondi di Mahmoud e Reem, senza avere una chiara visione di ciò che è in corso in Egitto. La complessità della Rivoluzione non può essere inquadrata totalmente in un film, perciò è meglio godersi semplicemente la storia, i punti di vista differenti per iniziare a farsi una propria idea. Il coinvolgimento è assicurato e verrà voglia di saperne molto di più sulla Primavera Araba.
a cura di Silvia Ponzio
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