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Sea Watch 3: davanti al porto di Lampedusa, e non solo

La nave Sea Watch 3 è davanti al porto di Lampedusa dopo aver “forzato” il blocco italiano. Gli ultimi sviluppi di una vicenda caratterizzata da un accanimento inedito da parte del governo, ma anche da una decisa risposta della società civile.

Foto Sea Watch.

«Non possiamo rischiare un suicidio a bordo. Metterli in salvo vale molto di più di un eventuale sequestro di una nave», afferma l’ONG Sea Watch, la cui nave Sea Watch 3 ha “forzato” ieri il blocco “ad personam” italiano ed è entrata nelle nostre acque territoriali, fermandosi davanti al porto di Lampedusa.

«La colpa: essere stati soccorsi da una ONG – ha ancora twittato (e protestato) la ONG -. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall’Europa. Intanto sono più di 200 le persone sbarcate nei giorni scorsi a Lampedusa. Basta, siamo entrati. Ora fateli scendere».

Almeno fino a stamattina l’attracco in porto alla Sea Watch, con 42  migranti a bordo, è stato impedito.

Cliccare per ingrandire: il tracciato del vano incrociare della nave Sea Watch 3 al limite delle acque territoriali italiane fino a ieri (immagine Sea Watch).

Ma ecco intanto gli ultimi sviluppi della vicenda: in sostanza, l’accanimento a livelli finora inusitati, nonostante un’escalation che dura da un paio d’anni, di un governo nazionale contro una singola nave di una singola ONG, ma anche la risposta altrettanto inedita della società civile laica e cattolica.

Dalla decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo del 25 giugno alla risposta dei legali della Sea Watch, al sostegno della campagna #IoAccolgo,  all’ultimo appello dell’OIM (l’OIM, non una ONG “partigiana”) che ricorda come la Libia rimanga tutt’altro che un “porto sicuro”.

Dall’offerta della Chiesa di Torino di accogliere i 42 migranti della Sea Watch 3 senza oneri per lo Stato, con annessa “replica” ministeriale via Facebook, ma anche con l’immediata solidarietà, fra le tante, delle associazioni e  movimenti ecclesiali della città al vescovo Nosiglia.

Fino all’incontro promosso oggi alla Pastorale migranti di Torino «con tutti i volontari disponibili a dare il proprio contributo in termini di tempo, di forze, di idee per gestire l’arrivo, le strutture e l’accoglienza».

“Caso Sea Watch 3”, non è ancora finita.

 

 

 

 

 

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