Le proposte delle associazioni del Tavolo nazionale asilo per l’emergenza sanitaria da coronavirus e la normativa che riguarda gli stranieri abbracciano sei settori: la rete composta da SIPROIMI, CAS e CARA, i “grandi centri” CPR e hotspot, le persone fuori dal circuito dell’accoglienza, i procedimenti amministrativi, il soccorso in mare e il sostegno al reddito.
«A oggi non c’è stato nessun approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale (DPI: mascherine, guanti, gel disinfettanti) rivolto al sistema di accoglienza, sia SIPROIMI che CAS. Né tantomeno un trasferimento di competenze alle équipe di progetti per la gestione dell’emergenza sanitaria». È la denuncia delle associazioni e degli organismi del Tavolo nazionale asilo, che rivolgono da oggi al Parlamento e al Governo Conte alcune proposte sull’emergenza sanitaria di queste settimane e la normativa che riguarda gli stranieri.
La «nostra assoluta priorità – affermano le associazioni – è la messa in sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori che continuano, nel rispetto delle regole di comportamento generali, a farsi carico dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, svolgendo inoltre il compito fondamentale di informare le persone riguardo alle continue disposizioni ministeriali», ma anche la sicurezza «di tutti i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale o umanitaria che si trovano all’interno del sistema di accoglienza o presso insediamenti informali e alloggi di fortuna».
Le proposte delle associazioni del Tavolo nazionale asilo (v. il documento completo allegato a questa news) abbracciano sei settori: la rete composta da SIPROIMI, CAS e CARA, i “grandi centri” CPR e hotspot, le persone fuori dal circuito dell’accoglienza, i procedimenti amministrativi, il soccorso in mare e il sostegno al reddito.
Oltre alle associazioni e agli organismi del Tavolo asilo (fra cui la Fondazione Migrantes e la Caritas italiana), hanno sottoscritto le proposte AOI, FOCSIV, NAIM, Refugees Welcome Italia, Saltamuri, UNIRE e la Comunità Papa Giovanni XXIII.
“Irregolari (per decreto o no) e lavoratori agricoli non devono diventare un’emergenza nell’emergenza”«Il cambiamento della normativa a seguito del decreto Salvini su sicurezza e immigrazione (D.L. 113/18, convertito nella L. 132/2018) ha avuto l’effetto di aumentare il numero degli stranieri irregolari presenti in Italia. Molti di questi stranieri, ricevuto un diniego alla richiesta di protezione internazionale o impossibilitati a rinnovare il proprio permesso di soggiorno, sono divenuti senza fissa dimora e, in molti casi, costretti a vivere negli insediamenti informali in condizioni strutturali e igienico–sanitarie inaccettabili. Stesse condizioni di vita sono condivise dalle migliaia di lavoratori stranieri impiegati nel settore agricolo, molto spesso titolari di regolare permesso di soggiorno, che abitano in tendopoli, ghetti o accampamenti di fortuna sorti nelle zone rurali del nostro paese. Il diffondersi del contagio in tali aree è motivo di fondata apprensione e potrebbe determinare un’emergenza di difficile contenimento a seguito di situazioni nelle quali il rispetto delle principali regole sanitarie è di difficile applicazione» (dalle proposte del Tavolo nazionale asilo, 25 marzo 2020). |
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