«Un’alternativa ai viaggi nelle mani dei trafficanti», ma anche un’iniziativa nella quale i rifugiati possono «dimostrare di essere una risorsa per i Paesi che li accolgono e non un peso come troppo spesso vengono percepiti». I giovani sbarcati questa mattina all’aeroporto di Roma sono il primo gruppo di un totale di 51 rifugiati che, nei prossimi due anni, proseguiranno il loro percorso accademico in 33 atenei italiani grazie alla quarta edizione del progetto dei corridoi universitari UNICORE.
Sono ormai 120 i rifugiati che hanno ottenuto una borsa di studio per proseguire i loro studi in Italia grazie al progetto UNICORE (University corridors for refugees, corridoi universitari per i rifugiati). Questa mattina è atterrato all’aeroporto di Fiumicino il primo gruppo dei 51 rifugiati selezionati dopo il bando dello scorso aprile: proseguiranno il loro percorso accademico in 33 atenei italiani, frequentando un programma di laurea magistrale di due anni.
I 51 giovani (13 donne e 38 uomini), residenti in Camerun, Malawi, Mozambico, Niger, Nigeria, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe, hanno avuto o avranno a breve l’opportunità di arrivare in Italia con un canale regolare e sicuro.
Se dà una mano anche la finanza etica
UNICORE è ormai giunto alla quarta edizione, è coordinato dall’UNHCR e vede la partecipazione di 38 atenei che hanno reso disponibili nel quadriennio oltre 140 borse di studio. Aggiunge una nota dell’agenzia ONU per i rifugiati: «Grazie ai partner del progetto, tra cui il ministero degli Affari esteri e della cooperazione Internazionale, Caritas italiana, Diaconia valdese, Centro Astalli, Gandhi charity e un’ampia rete di partner locali, gli studenti riceveranno il supporto necessario per completare gli studi e favorire la loro integrazione nella vita universitaria».
Quest’anno la rete di UNICORE è arricchita dalla presenza della Fondazione Finanza Etica, che aiuterà gli studenti nell’accesso ai conti correnti bancari e attraverso tirocini nelle proprie sedi.
Obiettivo 15%
Ancora l’UNHCR: «L’83% dei rifugiati nel mondo vive in Paesi in via di sviluppo, dove troppo spesso le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono assenti. UNHCR mira a rafforzare i canali di ingresso sicuri come i corridoi universitari, che rappresentano per i rifugiati un’alternativa ai pericolosi viaggi nelle mani dei trafficanti».
Ma non basta: «Il progetto UNICORE mira a raggiungere un tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore pari al 15% per i rifugiati nei Paesi di primo asilo e nei Paesi terzi. A livello globale, infatti, emerge un quadro drammatico: solo il 5% dei rifugiati ha accesso all’istruzione superiore, contro il 38% della popolazione non rifugiata. Il progetto intende far sì che i rifugiati possano realmente aspirare a percorsi di studio e di lavoro in linea con le loro capacità e talento, avendo così la possibilità di dimostrare di essere una risorsa per i Paesi che li accolgono e non un peso, come troppo spesso vengono percepiti».
LA TESTIMONIANZA/ “Se potrò, tornerò…”“Il programma UNICORE ha cambiato la mia vita: come potete immaginare, un rifugiato non ha molte opportunità di studiare o fare progetti per l’avvenire. UNICORE mi ha dato speranza. Quando ho lasciato l’Eritrea per andare in Etiopia ho iniziato a studiare business. È così che è nata la mia passione per la finanza e, quando mi è stata data la possibilità di proseguire gli studi in Italia, ho scelto di restare in questo ramo. Una volta laureato il mio sogno è continuare ad acquisire esperienza, sia studiando che lavorando. Se potrò, un giorno tornerò nel mio Paese e magari avvierò una mia attività“ (Bereket, eritreo, uno dei primi studenti inseriti nel programma UNICORE). |
Ancora nessun commento, aggiungi il tuo qui sotto!