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Crisi siriana: le tante facce dell’accoglienza europea

Il conflitto civile che sta consumando la Siria ha prodotto più di 2 milioni di rifugiati. La maggiorparte di essi si trova nei grandi, grandissimi campi profughi sorti nei Paesi confinanti. Ma dal 2012 è cominciato anche un flusso verso l’Europa. Come ha reagito il nostro vecchio continente? Ovviamente in maniera disorganica e diseguale, con Paesi pronti ad accogliere migliaia di rifugiati e altri (vedi il Bel Paese) impreparati e indifferenti.

Pochi giorni fa l’Agenzia dell’immigrazione svedese ha annunciato che tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Siria che hanno ottenuto la residenza temporanea in Svezia per la protezione umanitaria riceveranno un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. La Svezia è il primo Paese dell’Ue ad offrire la residenza permanente ai profughi siriani. In precedenza, a circa la metà dei richiedenti asilo siriani era stata concessa la residenza permanente, mentre l’altra metà aveva ricevuto un permesso di soggiorno di tre anni. Dato che la situazione in Siria si sta inesorabilmente deteriorando senza alcuna soluzione in vista, l’Agenzia ha valutato che la mancanza di sicurezza in Siria è permanente. La decisione implica che i circa 8.000 siriani che hanno la residenza temporanea in Svezia saranno ora in grado di rimanere nel Paese in modo permanente e potranno anche avere il diritto di portare le loro famiglie in Svezia.

Le sorelle Noura e Nada all'areoporto di Beirut in attesa del volo verso la Germania

Insieme alla Svezia è la Germania il Paese dell’Ue che ha accolto il maggior numero di richiedenti asilo dal Paese devastato dalla guerra. E anche la Germania ha optato di concedere ai siriani accolti un permesso di soggiorno di due anni, senza ricorrere alle normali tempistiche della procedura ufficiale. Il Paese tedesco ha anche aderito a un programma dell’UNHCR di resettlement accettando di accogliere 5.000 persone ritenute vulnerabili (famiglie con molti figli, famiglie con un solo genitore sopravvissuto, persone che hanno riportato ferite gravi). La scorsa settimana sono arrivata ad Hannover, dal Libano le prime 107 persone.

Infatti a giugno di quest’anno, l’UNHCR aveva annunciato la necessità di individuare 10.000 posti per ingressi umanitari e 2.000 posti per il reinsediamento di siriani in gravi condizioni di bisogno. Da allora, la Germania e l’Austria hanno messo a disposizione dei posti per gli ingressi umanitari (rispettivamente 5.000 suddetti e 500 posti), mentre altri Paesi – tra cui Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera – si sono fatti avanti con offerte di posti per il reinsediamento. Complessivamente questi paesi mettono a disposizione 1.650 posti per il reinsediamento, 960 dei quali nel 2013. Gli Stati Uniti hanno dichiarato la loro volontà di offrire un numero imprecisato di altri posti.

E l’Italia? Per ora il nostro Paese non ha aderito all’appello dell’UNHCR e, in linea con l’abitudine di non programmare (mai) a lungo termine, non ha ancora previsto nessuna forma di protezione internazionale ad hoc per i siriani che, quando sbarcano in Italia, sempre in maniera indipendente e pericolosa (vedi gli sbarchi in mare di tutta l’estate 2013), devono fare domanda di asilo e affrontare il colloquio con le Commissioni Territoriali. Secondo le stime ufficiali, nel 2013, sono sbarcati in Italia 4.600 siriani, molti fra loro sono stati inviati nei centri di prima accoglienza CARA mentre altri hanno ricorso alla rete dei supporti familiari.

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