È partita la procedura di ampliamento della rete SAI fino a 3.530 posti (soprattutto per famiglie) in seguito al DL n. 16 del 28 febbraio. Scadenza per le domande, il 19 aprile. Ma il Tavolo asilo e immigrazione denuncia: “Il ritardo sull’implementazione della direttiva 55/2001 attraverso un DPCM che non è stato ancora pubblicato produce incertezza e confusione”.
È partita la procedura di ampliamento della rete SAI fino a 3.530 posti complessivi «da destinare con priorità all’accoglienza di nuclei familiari, anche monoparentali» in seguito al DL n. 16 del 28 febbraio “Ulteriori misure urgenti per la crisi in Ucraina”. Il Dipartimento libertà civili e immigrazione comunica che le domande di ampliamento da parte degli enti locali titolari di progetti già attivi potranno essere presentate entro le 18.00 del prossimo 19 aprile.
Su questo bando il Servizio centrale del SAI organizzerà il 24 marzo un webinar ad hoc (seguiranno informazioni).
Incertezza e confusione
Intanto le organizzazioni del Tavolo asilo e immigrazione (TAI) seguono con preoccupazione il crescente arrivo in Italia di persone in fuga dalla guerra in Ucraina e ieri hanno denunciato: «Il ritardo sull’implementazione della direttiva 55/2001 attraverso un DPCM che non è stato ancora pubblicato produce incertezza e confusione».
Il TAI ha sottolineato l’importanza di permettere a tutte le persone che chiederanno la protezione temporanea di accedere ai servizi (scuola, salute, formazione, lavoro ecc…) alle stesse condizioni degli italiani. Inoltre, per ottenere tutto questo esse non dovranno essere costrette ad aspettare il titolo di soggiorno: dovranno avervi accesso col solo cedolino della richiesta, «come peraltro previsto dal TU sull’immigrazione».
Accoglienza: “Spazio a chi ha esperienza consolidata”
A proposito della gestione dell’accoglienza «già in difficoltà prima della crisi ucraina», le organizzazioni del TAI ritengono necessario avere, in questa situazione mai vissuta in precedenza, prima di tutto una regia unitaria affidata alla Protezione civile. Ma bisognerà anche porre realmente al centro «le esperienze territoriali maturate in questi anni, in primo luogo della rete SAI», con un coinvolgimento dei Comuni e un protagonismo delle organizzazioni del terzo settore e delle reti nazionali con esperienza consolidata».
Anche per quanto riguarda l’accoglienza in famiglia dovranno essere valorizzate le esperienze già consolidate con una centralità delle associazioni, «con l’obiettivo di non lasciare sole le famiglie che in queste settimane si sono fatte carico dell’accoglienza in misura consistente, sia attraverso risorse specifiche che con i servizi erogati da soggetti del terzo settore competenti».
I profughi in fuga dalla guerra in Ucraina arrivati finora in Italia sono ormai circa 51 mila (fonte ministero dell’Interno), per la maggioranza donne (26 mila) e minori (20 mila). Le principali città di destinazione rimangono Milano, Roma, Napoli e Bologna.
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