“Saremo in piazza il prossimo 18 aprile, in contemporanea all’arrivo al Senato del ‘decreto Cutro’, per esprimere il nostro dissenso, ribadire le nostre proposte e chiedere un immediato cambiamento di rotta nelle scelte che riguardano l’immigrazione e il diritto di asilo”. Ecco l’appello lanciato oggi da una vasta rete di associazioni e organismi, fra cui la Fondazione Migrantes.
Le organizzazioni e le reti firmatarie di questo appello esprimono grande preoccupazione e contrarietà ai contenuti del Ddl 591/2023, meglio conosciuto come “decreto Cutro”, ora in discussione al Senato.
Varato all’indomani del naufragio del 26 febbraio scorso come risposta del Governo alle stragi nel Mediterraneo, il decreto in realtà non affronta in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone. Al contrario, prevede condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che arrivano in Italia, con il sicuro effetto di aumentare situazioni di irregolarità ed esclusione anche di chi è già da tempo sul territorio nazionale.
In particolare, contestiamo i provvedimenti che mirano a smantellare la protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero, che aveva in parte attutito i disastrosi effetti dell’abolizione della protezione umanitaria, a potenziare la rete dei Centri per il rimpatrio, a ostacolare il diritto al ricorso dei richiedenti asilo che ottengono un diniego.
Com’è possibile sostenere che queste misure preverranno il traffico di esseri umani? Si tratta invece, con tutta evidenza, di interventi che renderanno sempre più difficile il soggiorno regolare e una positiva integrazione in Italia e che contribuiranno alla criminalizzazione delle persone migranti, a detrimento non solo loro, ma dell’intera collettività.
Rifiutiamo la contrapposizione tra migranti regolari e irregolari che emerge dalla scelta di inserire in questo testo provvedimenti inerenti al “decreto flussi” senza rafforzare il sistema di asilo: se da tempo chiediamo a gran voce l’allargamento dei canali legali di ingresso, sappiamo bene che non possono essere queste misure a rispondere al bisogno di protezione internazionale. E chi in questi venti anni ha provato ad assumere in regola dei lavoratori stranieri sa che le misure previste sono del tutto insufficienti, perché l’unica possibilità per favorire incontro tra domanda e offerta di lavoro regolare sta nello scardinare del tutto il meccanismo previsto dalla legge Bossi-Fini.
E’ fondamentale invertire velocemente la rotta e promuovere politiche eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo. Partendo dall’opposizione a queste norme, in un percorso che chiede ingressi legali, corridoi umanitari, garanzia dell’accesso alla procedura di asilo e all’accoglienza, abbandono delle politiche di esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, come l’accordo con la Libia, salvaguardia delle vite in mare.
Chiediamo al Parlamento di bocciare questo provvedimento e al Governo di modificare radicalmente gli interventi messi in atto e quelli recentemente annunciati, del tutto inadatti a gestire una crisi nel Mediterraneo destinata a peggiorare senza provvedimenti adeguati della comunità internazionale.
Per questo saremo in piazza il prossimo 18 aprile, in contemporanea all’arrivo al Senato del “decreto Cutro”. Per esprimere il nostro dissenso, ribadire le nostre proposte e chiedere un immediato cambiamento di rotta nelle scelte che riguardano l’immigrazione e il diritto d’asilo.
L’iniziativa del 18 aprile, il programma
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Tavolo asilo: “Emergenza nazionale? Un dibattito lontano anni luce dalla realtà”“La dichiarazione dello stato di emergenza sull’immigrazione da parte del governo non fa che alimentare un dibattito lontano anni luce dalla realtà. Dal 2014 al 2017 sono sbarcate 623 mila persone, sono state presentate 400 mila domande d’asilo e sono state registrate nel sistema d’accoglienza 528 mila presenze (molte delle quali durate più di un anno). Negli stessi anni siamo arrivati ad ospitare più di 190 mila persone senza che sia stata dichiarata alcuna emergenza. Continuare a usare l’immigrazione come argomento di campagne mediatiche volte a raccogliere facile consenso indicando sempre gli stessi capri espiatori, non solo non è nell’interesse del Paese, ma rischia di generare ulteriori problemi per la pubblica amministrazione e per i territori coinvolti, oltre che per le persone“ (Tavolo nazionale asilo e immigrazione, comunicato 12 aprile 2023). |
Perego (Migrantes): “Lo stato di emergenzapuò essere utile ma serve anche altro”«Credo che la dichiarazione dello stato di emergenza da una parte possa essere utile per accelerare azioni di trasferimento di persone che in maggiore misura in questo anno, tre volte tanto, stanno raggiungendo soprattutto le coste di Lampedusa. Non deve però questo stato di emergenza far dimenticare un fatto: il sistema di accoglienza in Italia ha bisogno di essere rafforzato; e al tempo stesso non bisogna dare la percezione che i migranti, i rifugiati che stanno arrivando sono un problema emergenziale, nel senso che non possiamo approfondirlo e affrontarlo all’interno di un contesto magari più ampio e più attento. Non dimenticando poi che l’emergenza costa molto di più rispetto al normale affrontare l’accoglienza». Lo ha detto ieri a Radio Vaticana mons. GianCarlo Perego (nella foto), presidente della Fondazione Migrantes, a proposito dello stato di emergenza su tutto il territorio nazionale deliberato ieri dal governo. «Credo che in questo momento – ha aggiunto Perego – debba essere valutato con molta attenzione se occorrano degli strumenti straordinari, o se non si debbano da una parte realizzare una serie di azioni ulteriori rispetto a quelle già in atto per lo sgombero di Lampedusa – ha aggiunto mons. Perego –. E al tempo stesso, cosa che è l’aspetto veramente più importante e necessario, rafforzare e ampliare il piano di accoglienza nelle diverse regioni italiane». |
Allegati
Il testo dell’appello con tutti i firmatari (12 aprile 2023, file .pdf)
Il comunicato stampa (12 aprile 2023, file .pdf)
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