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Decreto migranti e sicurezza: l’ANCI, “andiamo verso tensioni sui territori”

Secondo il delegato per l’immigrazione dell’Associazione Comuni italiani, con il decreto migranti e sicurezza «il Governo ha deciso di andare avanti da solo e di non parlare con i Comuni, che all’ANCI hanno espresso tutta la loro preoccupazione, anche per la tenuta dell’ordine pubblico, l’insicurezza e la lacerazione della coesione sociale». Fra l’altro il ridimensionamento dello SPRAR a favore del sistema di prima accoglienza emergenziale, con prevedibili concentrazioni di migranti,  aumenterà le difficoltà di integrazione. L’appello dell’ANCI al Parlamento: «Ascoltateci!».

«Il governo decide di ridimensionare il sistema di accoglienza dei Comuni a favore del sistema emergenziale dei centri di prima accoglienza. Come abbiamo avuto modo di dire altre volte, è una scelta che avrà ricadute sui territori: una maggiore concentrazione della presenza degli stranieri con l’effetto inevitabile di una difficoltà maggiore nella gestione dell’integrazione, e il venir meno della clausola di salvaguardia, quel criterio cioè, che parametrando il numero di ospiti al numero di abitanti, salvaguardava la convivenza degli uni e degli altri, questione centrale per i sindaci che della vivibilità dei territori sono primi garanti».

Sul decreto legge migranti e sicurezza approvato ieri dal Governo Conte (vedi news precedente) si registra un altro commento destinato a pesare: quello del delegato dell’ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) per l’immigrazione Matteo Biffoni, sindaco di Prato.

Il «sistema di accoglienza dei Comuni» ridimensionato è naturalmente lo SPRAR. Mentre «sono proprio i centri come i CAS – osserva Biffoni – ad aver creato più malcontento tra la popolazione, per l’eccessivo impatto sulle comunità e la mancanza di adeguati percorsi di integrazione. Non sono opinioni, sono fatti, puntualmente riportati dalla stampa. Non comprendiamo il senso di questa scelta. Nei mesi scorsi sono state attivate tante e importanti collaborazioni virtuose tra sindaci e prefetti, collaborazioni che sono state l’ossatura di una gestione coordinata del problema».

Per il delegato ANCI all’immigrazione anche la «revisione» della protezione umanitaria avrebbe almeno dovuto tutelare i nuclei familiari, le categorie vulnerabili e infine condizionare «la concessione a una reale volontà di integrazione».

«Il Governo ha deciso di andare avanti da solo – afferma ancora Biffoni -, di non parlare con i Comuni, che all’ANCI hanno espresso in maniera inequivocabile tutta la loro preoccupazione, anche di tenuta dell’ordine pubblico, di insicurezza, di lacerazione della coesione sociale».

Il sindaco di Prato ha annunciato sedute straordinarie della commissione Immigrazione dell’ANCI: «Invitiamo i capigruppo parlamentari a venire, ad ascoltare quello che hanno da dire i sindaci. Siamo certi che ne potrà derivare un confronto costruttivo, che permetterà al Parlamento, in sede di conversione, di correggere scelte che metterebbero in grande difficoltà tutte le comunità locali».

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