“Dublino II”, qualcosa si muove. Niente di rivoluzionario o semplicemente di coraggioso. Ma dopo anni di denunce da parte di organismi internazionali e della società civile, nel processo di riforma del regolamento dell’Ue per la determinazione del Paese responsabile dell’esame di una richiesta d’asilo sembra essersi consolidato qualche principio non lontano dal buonsenso.
Nei giorni scorsi la Commissione libertà civili dell’Europarlamento di Strasburgo ha approvato a larga maggioranza (41 voti a favore, 5 contrari e 10 astenuti) alcune modifiche al regolamento “Dublino II” oggi in vigore che, se approvate definitivamente,
- impedirebbero il trasferimento di un richiedente asilo verso Paesi dell’Unione con «carenze di sistema nella procedura d’asilo e nelle condizioni di accoglienza (…) tali da comportare il rischio di trattamenti inumani o degradanti», in linea con la giurisprudenza recente della Corte europea di giustizia e della Corte europea per i diritti dell’uomo;
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introdurrebbero un «meccanismo di allarme e di gestione delle crisi» in appoggio ai sistemi nazionali d’asilo in difficoltà (un ruolo importante in questo campo spetterà all’Easo, v. notizia su Vie di fuga);
- «accrescerebbero la protezione» del richiedente asilo incappato nel “Dublino II” per mezzo di un colloquio personale;
- imporrebbero ai Paesi dell’Ue di offrire, su richiesta, assistenza legale nel caso di revisione di una decisione di trasferimento (a meno che un organo giudiziario decida che tale appello è palesemente infondato); oltre al diritto di ricorso contro una decisione di trasferimento, i richiedenti asilo otterrebbero il diritto a rimanere nel Paese membro dove sono incappati nelle maglie del “Dublino II” fino alla decisione definitiva (il regolamento oggi in vigore stabilisce all’art. 19 che tale ricorso non è sospensivo del trasferimento, salvo decisioni «caso per caso»…);
- consentirebbero la detenzione del richiedente asilo solo nel caso di rischi significativi di fuga, e comunque per un massimo di tre mesi;
- permetterebbero al richiedente asilo di ricevere «maggiori» informazioni sui suoi diritti (ci si chiede che cosa ricevano oggi…);
- permetterebbero ai minori non accompagnati senza genitori nel territorio dell’Ue di essere ricongiunti anche ai nonni, fratelli, zii e zie residenti in questo stesso territorio (inoltre, si consentirebbe ai minorenni sposati il cui coniuge non risiede legalmente nell’Unione di essere ricongiunti ai loro genitori o agli adulti che ne hanno la responsabilità legale).
Il “mondo reale” e i prossimi passi
Secondo la relatrice Cecilia Wikström, svedese, «In un mondo ideale si dovrebbe fare a meno del regolamento “Dublino II”, ma stiamo creando una cornice normativa che garantisce maggiori garanzie legali per i rifugiati e regole chiare ai Paesi membri».
L’attuale presidenza di Cipro sta negoziando alcuni nodi rimasti in sospeso. I Paesi membri dovranno poi approvare il testo di riforma, che tornerà al Parlamento di Strasburgo. Secondo una nota dello stesso Europarlamento, «si prevede che il testo finale sarà approvato in seduta plenaria entro la fine dell’anno».
Collegamento
Per saperne di più (dall’Europarlamento, in inglese)
Leggi anche su Vie di fuga
I minori e il “Dublino II” (denuncia e proposta nella ricerca Children on the move)
Il caso di Roma (la denuncia del dossier Rifugiati invisibili)
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