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Porto di Catania, novembre 2022 (foto MSF).

Sbarcati tutti i rifugiati e migranti della nave Geo Barents e, alla fine, anche quelli della Humanity One, mentre è in navigazione verso la Francia la Ocean Viking. Si è “conclusa” così nella serata di ieri l’assurda (e incredibile) vicenda in cui negli ultimi giorni sono incappate le tre navi gestite da altrettante ONG… 

Rimane tutta l’inquietudine, date queste “premesse”, per ciò che avverrà d’ora in poi nelle acque e nei porti del Mediterraneo centrale.

Però rimarranno anche agli atti le espressioni che a tutti, in questi giorni, è toccato di ascoltare da alti esponenti di governo e del mondo politico: persone soccorse in mare bollate come «carico residuale» da respingere di nuovo al largo. La pretesa grottesca di stabilire sul ponte di una nave chi ha diritto all’asilo e chi no. L’accoglienza che spetterebbe solo a malati, fragili e vulnerabili (ma si ricordano, ma sanno che la Convenzione di Ginevra e la normativa internazionale collegata impongono prima di tutto di esaminare se una persona che ne faccia domanda sia stata o meno perseguitata, sia fuggita o meno da guerre e violenze indipendentemente dalla sua cartella clinica?). Senza contare il refrain sempreverde dell’Italia che non può fare tutto da sola.

Certo come ricorda, con equilibrio, il Tavolo nazionale asilo, «tutti gli Stati costieri», l’Italia come gli altri Paesi membri dell’UE, devono «rispettare gli obblighi derivanti dalle convenzioni internazionali, collaborando per la buona riuscita delle operazioni di soccorso». Certo occorre stabilire «un meccanismo prevedibile che garantisca tempestività e sbarco in un luogo sicuro», ed è sempre più urgente «una missione pubblica europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo entrale», la rotta migratoria più letale al mondo.

Ma intanto potremmo anche renderci conto, finalmente, che Roma non è certo l’unica a fare “la sua parte”: se l’Italia (dati ufficiali UNHCR, non di una ONG in conclitto di interessi) ospitava a fine 2021 145 mila fra rifugiati e persone in situazione analoga, la Francia era a quota 500 mila e la Germania ne accoglieva 1.256.000.

Mentre se si guarda all’incidenza dei rifugiati in rapporto ai residenti, si scopre che sostengono carichi maggiori dell’Italia (poco più di due rifugiati ogni 1.000 abitanti) persino Paesi come la Bulgaria, tre rifugiati ogni 1.000 abitanti, o la Grecia, addirittura 11. Per la cronaca, sotto questo indicatore la Francia registra a fine ’21 quasi l’otto per 1.000, la Germania quasi il 15 e la Svezia quasi il 24.

Allegato

Il comunicato del Tavolo asilo e immigrazione (7 novembre)

Collegamenti

L’appello della società civile (8 novembre)

Fondazione Migrantes: “Non si può non soccorrere in mare chi è in difficoltà” (4 novembre)

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