I “fact checker” indipendenti di Lavoce.info e dell’ISPI all’opera sulla realtà dei “fatti” e delle fake news che, negli ultimi mesi, hanno inquinato il dibattito economico-politico sui temi dell’immigrazione e dell’asilo.
Fact checking, cioè la verifica della realtà dei “fatti” e delle fake news che ormai dilagano anche ai vertici del dibattito economico-politico. Gli dedica una sezione l’attrezzato osservatorio su temi economici e sociali di Lavoce.info. Che ultimamente si è occupato (si è dovuto occupare) anche di immigrazione e asilo: l’ultimo argomento affrontato (1° giugno 2018) da due giovani fact checker dell’osservatorio, Greta Ardito e Mario Janiri, è “Immigrati in hotel? Il conto (gonfiato) di Salvini“. Ma calcolatrice e ragione alla mano, a inizio anno il fact checker Lorenzo Borga aveva già passato al setaccio “I dati di Salvini sugli immigrati“.
Sezione “Fact checking” a parte, sui numerosi argomenti seguiti da Lavoce.info, da “concorrenza e mercati” a “sport” passando per “energia e ambiente”, “famiglia”, “finanza”, “giustizia”, “pensioni”, “povertà” ecc., intervengono solo esperti del settore. Alla voce “immigrazione” contribuiscono regolarmente il sociologo delle migrazioni Maurizio Ambrosini e il trio Enrico Di Pasquale, Chiara Tronchin e Andrea Stuppini, i primi due ricercatori della Fondazione Moressa e il terzo funzionario regionale. Fra l’altro, per uscire una volta tanto dall’assillo di cifre e dati, Di Pasquale, Tronchin e Stuppini in questa primavera hanno lavorato su Chi crede che dietro agli immigrati ci sia un complotto.
Ma per rimanere al fact checking, e a fonti di certo non “sospette” (cioé indipendenti rispetto al mondo associativo e non profit impegnato sul terreno dell’accoglienza di migranti e rifugiati), segnaliamo ancora le 10 domande cui risponde, con agili commenti e grafici, il Fact checking migrazioni 2018 pubblicato a maggio dall’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) a cura di Elena Corradi, Matteo Villa e Antonio Villafranca.
Domanda n. 4: «Ong: è vero che sono i “taxi del mare”?». Risposta dei tre ricercatori ISPI: «No. È logico attendersi che la maggiore incidenza di salvataggi in mare da parte di imbarcazioni delle ONG (passata dall’1% del 2014 al 41% nel 2017), assieme alla tendenza di queste ultime a operare nei pressi delle acque territoriali libiche possano aver spinto un maggior numero di migranti a partire, aumentando di conseguenza il numero di sbarchi. Ma i dati in realtà mostrano che non esiste una correlazione tra le attività di soccorso in mare svolte dalle ONG e gli sbarchi sulle coste italiane. A determinare il numero di partenze tra il 2015 e oggi sembrano essere stati dunque altri fattori, tra cui per esempio le attività dei trafficanti sulla costa e la “domanda” di servizi di trasporto da parte dei migranti nelle diverse località libiche».
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