In calo nel 2019, rispetto al 2018, gli attraveramenti “illegali” di migranti sulle frontiere esterne dell’UE: meno 6% secondo i primi dati annuali di Frontex. Ma si sono registrati forti aumenti nel Mediterraneo orientale e nei Balcani e tra coloro che hanno lasciato l’Afghanistan. In calo i morti e dispersi nel Mediterraneo. Però nel Mediterraneo centrale è aumentata l’incidenza di vittime in rapporto agli arrivi. E anche in numero assoluto continuano ad aumentare i morti in viaggio all’interno dei confini europei.
Nel 2019 appena concluso sono stati poco più di 139 mila i migranti che hanno attraversato “illegalmente” i confini esterni dell’Unione Europea e sono stati rilevati dalle autorità di frontiera.
Il dato è il più basso dal 2013 «per via di un calo del numero di persone che raggiungono le coste europee attraverso le rotte del Mediterraneo centrale e occidentale» e segna un – 6% rispetto al 2018 e addirittura un – 92% rispetto al picco raggiunto nel 2015.
A queste cifre di fonte Frontex (l’Agenzia europea di guardia di frontiera e costiera) fa da stridente contrasto
Mediterraneo orientale + 46%, raddoppio nei Balcani
Il numero di rilevato di migranti “irregolari” che hanno attraversato il Mediterraneo centrale è pari a 14.000 circa, – 41%, soprattutto tunisini e sudanesi. Nel Mediterraneo occidentale i migranti rilevati sono stati circa 24.000, – 58%, in particolare cittadini marocchini e gli algerini.
Ma «nonostante la generale tendenza al ribasso, il Mediterraneo orientale ha visto crescere la pressione migratoria a partire dalla primavera. Ha raggiunto il picco a settembre e poi ha iniziato a scendere secondo l’andamento stagionale».
Viaggi sempre più letali, anche in EuropaLe ultime statistiche dell’agenzia Frontex non contemplano le vittime registrate sulle rotte migratorie che cercano di superare i confini dell’UE: un bilancio aggravato dalle persistente politica di chiusura delle frontiere e dalla cronica insufficienza di canali legali per l’ingresso di migranti forzati nel territorio dell’Unione. Nel 2019 i dati del progetto Missing Migrants dell’OIM hanno contato sulle rotte del Mediterraneo 1.318 morti e dispersi: 770 sulla rotta centrale, 71 sull’orientale e 477 sull’occidentale. Tutti i valori sono in calo rispetto al 2018. Ma almeno fra gennaio e ottobre 2019 nel Mediterraneo centrale, la rotta verso l’Italia e Malta, la percentuale di morti e dispersi in rapporto ai migranti che hanno tentato la traversata (comprendendo quindi, oltre agli arrivati in Europa, anche buona parte di quelli intercettati dalle unità navali delle autorità tunisine, “libiche” e turche), ha fatto registrare un tragico 3,5%, in aumento rispetto al 3% del 2018; poco sopra l’1%, invece, la percentuale gennaio-ottobre 2019 nel Mediterraneo occidentale e “solo” lo 0,1% quella nel Mediterraneo orientale (fonte Report asilo 2019 fondazione Migrantes). L’anno scorso, purtroppo, ha visto in netta crescita anche in termini assoluti, per il quarto anno consecutivo, il numero di migranti che hanno perso tragicamente la vita in viaggio all’interno dei confini europei: 143 morti, contro i 116 del 2018, i 98 del 2017 e i 93 del 2016. Sul bilancio del 2019 pesa fra l’altro l’inaudito ritrovamento, il 23 ottobre a Grays, non lontano da Londra, di 39 migranti vietnamiti morti soffocati in un camion. |
In tutto il 2019, sulla rotta orientale sono stati rilevati oltre 82.000 migranti “irregolari”: + 46% rispetto al 2018. Nella seconda parte del 2019, gli arrivi nella regione sono stati i più elevati dall’entrata in vigore della dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016, sebbene siano ancora ben al di sotto delle cifre del 2015 e di inizio 2016.
Un certo numero di migranti trasferiti dalle isole greche alla terraferma hanno proseguito sulla rotta dei Balcani occidentali. Ancora Frontex: «Vi è stato un aumento dei rilevamenti sul confine greco-albanese dopo l’inizio dell’operazione congiunta Frontex di maggio, mentre nella seconda metà dell’anno è stato segnalato un numero significativo di attraversamenti ai confini dell’UE con la Serbia. In totale, l’anno scorso sulla rotta dei Balcani occidentali sono stati rilevati circa 14 mila attraversamenti irregolari: oltre il doppio rispetto al ’18».
Afghanistan, gli ultimi effetti di una crisi in peggioramento
Sia sulla rotta del Mediterraneo orientale che su quella balcanica, i cittadini afghani e siriani hanno totalizzato oltre la metà di tutti gli arrivi “irregolari” registrati.
In generale, «quella afghana è la nazionalità principale fra i migranti irregolari giunti nel 2019: quasi un quarto di tutti gli arrivi. Il numero di migranti afghani è quasi triplicato (+ 167%) rispetto al ’18. Circa quattro su cinque sono stati registrati sulla rotta del Mediterraneo orientale, mentre quasi tutti gli altri nei Balcani occidentali».
Dall’Asia alle frontiere d’Europa: sono solo le ultime conseguenze del netto peggioramento delle condizioni di sicurezza in Afghanistan e delle difficoltà economiche dei vicini Iran e Pakistan, che ospitano da soli qualcosa come il 90% del totale dei 2,7 milioni di rifugiati afghani all’estero. Il 2018 (ultimo anno disponibile) ha visto fra l’altro il maggior numero di vittime civili mai registrato nella guerra interna afghana: circa 3.800 morti e 7.200 feriti, mentre il Paese rimane quello con l’indice di “pace interna“ più basso al mondo.
Frontex precisa che i suoi dati, ancora provvisori, si riferiscono al numero di rilevamenti ai confini esterni dell’UE. Ma poiché la stessa persona può tentare di attraversare i confini più volte in luoghi diversi, il numero di rilevamenti è probabilmente superiore al numero reale dei singoli migranti.
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