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Frontex al Parlamento Europeo per le accuse di coinvolgimento nei respingimenti nell’Egeo

Ieri il direttore generale di Frontex è stato chiamato a rispondere davanti alla commissione LIBE dell’Europarlamento sulle accuse di coinvolgimento del personale dell’Agenzia nei respingimenti di migranti e rifugiati attuati dalla Guardia costiera greca.

8 giugno 2020: una nave di Frontex blocca un gommone di migranti nelle acque dell’Egeo (foto TGC/Bellingcat).

 

Secondo il direttore generale di Frontex Fabrice Leggeri, ascoltato ieri in video-collegamento dalla commissione Libertà civili (LIBE) del Parlamento Europeo, non ci sono prove del coinvolgimento di uomini dell’Agenzia Europea per il controllo delle frontiere in nessuno dei casi in cui la Guardia costiera greca è accusata di aver fermato imbarcazioni con rifugiati e migranti a bordo e di averle respinte in acque turche.  

Il direttore di Frontex ha anche affermato che gli agenti di Frontex devono attenersi alle istruzioni del Paese membro “ospitante”, in questo caso la Grecia.

Ma la maggior parte dei deputati della LIBE ha lamentato il ripetersi di questi incidenti sospetti, in un quadro di scarsa trasparenza: secondo gli eurodeputati, Frontex dovrebbe agire in modo diverso di fronte a possibili violazioni dei diritti fondamentali. Vari oratori, inoltre, hanno sollevato l’urgenza di impiegare personale aggiuntivo per trattare le denunce sulle violazioni.

Il nuovo “caso Frontex” era stato denunciato in un’inchiesta congiunta pubblicata il 23 ottobre da vari media, fra cui lo Spiegel, la TV tedesca ARD e il sito investigativo inglese Bellingcat: «Mezzi navali dell’Agenzia Europea per il controllo delle frontiere sono state complici in operazioni di “respingimento” in mare per scacciare rifugiati e migranti che cercavano di entrare nell’UE attraverso le acque greche». Questo il link sullo Spiegel e questo quello su Bellingcat.

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Osservatorio Isole è uno spazio di testimonianza in prima persona e di analisi sullo stato di malattia del diritto alla protezione internazionale in Europa, e prende le mosse dall’ultima offensiva militare del regime siriano nella provincia di Idlib e dalla conseguente decisione del presidente turco Erdogan di aprire ai profughi i propri confini verso l’Unione europea, alla fine di febbraio 2020.

Gli articoli e le notizie principali sono a cura di Pietro Derossi (pietro_derossi91@outlook.com), laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino e abilitato alla professione forense. Derossi vive in Grecia dal giugno 2019, dove ha lavorato con diverse ONG impegnate sul campo nell’assistenza legale dei richiedenti asilo nonché per l’Ufficio Europeo di Sostegno per l’Asilo (EASO). Ha visitato i campi profughi di Samo, Chio e Lesbo, e attualmente risiede a Lesbo. Intende rivolgersi «soprattutto a chi, pur non lavorando nel settore, è cittadino accorto e impegnato a informarsi: costui contribuisce a mantenere intatto il sogno della democrazia».

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