Per il Piemonte ma non solo, nei giorni dell’ultima “emergenza” migranti: la risposta di due medici ai “timori” epidemici agitati dai vertici della Regione. «Ogni migrante che giunge in Italia è sottoposto a tampone e posto in isolamento se positivo e in quarantena se negativo…».***Aggiornamenti: Contagi? Solo il 3% dai migranti, il 25-40% da viaggi di ritorno – Strutture di accoglienza ed emergenza sanitaria – “Non credete ai poveri untori” – COVID 19, pericolo migranti?***
«Il presidente Cirio dice basta all’arrivo di migranti in Piemonte. “Ho formalmente chiesto con fermezza al ministro Lamorgese di non procedere ad ulteriori invii, che metterebbero fortemente a rischio la tenuta e la sicurezza del nostro sistema sanitario e sociale”…». La dichiarazione non arriva da un titolo di TG o da un ruspante profilo Facebook per elettori e fan. È uscita sull’agenzia quotidiana istituzionale che informa sulle attività della Giunta regionale del Piemonte presieduta da Alberto Cirio.
Si parla dei 156 migranti trasferiti questa settimana dalla Sicilia nei centri di accoglienza della Pellerina, a Torino, e di Settimo Torinese. Oggi il totale dei richiedenti asilo e rifugiati in accoglienza in Piemonte è di 7.864 persone. Però un anno fa superava le 9.000 (9.079, per la precisione) e alla fine del 2017 sfiorava le 13.700.
Fra i 156 nuovi arrivati alcuni sono risultati positivi al COVID-19. Ma al presidente Cirio hanno replicato, con una irrituale dichiarazione, il dottor Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, e il professor Paolo Vineis dell’Imperial College di Londra.
“Attenti a noi due…”
«Evocare il rischio di contagio da COVID per ridurre l’assegnazione di migranti al Piemonte è fuorviante e scorretto – hanno affermato i due medici -. Senza voler entrare nel merito di scelte politiche, ci piacerebbe vivere in una regione che conosce, e ha tra i suoi valori più forti, la solidarietà nei confronti delle persone fragili. La realtà è che il tasso di positività al COVID tra i migranti è intorno all’1,5%. Ogni migrante che giunge in Italia è sottoposto a tampone e posto in isolamento se positivo e in quarantena se negativo. Prima di essere trasferiti e distribuiti tra le regioni, sono sottoposti a test sierologico. All’arrivo a Torino sono nuovamente sottoposti a tampone e posti in isolamento fino a quando giunge il risultato».
Insomma, concludono Giustetto e Vineis, «i migranti irregolari sono forse le persone più controllate e l’ultimo problema nel contenimento della pandemia. Forse siamo più “pericolosi” noi due, veri piemontesi, che non abbiamo fatto né tampone né test sierologico».
Per evitare le emergenze serve una vera accoglienza“Da sempre sosteniamo che l’accoglienza di cittadini migranti debba essere fatta in piccole strutture diffuse sul territorio, in contatto con le comunità, permettendo a richiedenti asilo e rifugiati di vivere davvero i servizi del territorio, fornendo servizi personalizzati e specifici.
Questo concetto è ancora più valido ora, nel momento della pandemia. Per garantire la sicurezza e il benessere di tutti le quarantene devono essere fatte in piccoli centri che possono essere gestiti più facilmente e controllati.
Negli ultimi anni, invece, si è deciso di spingere sulle grandi strutture, enormi centri che non solo non riescono a dare risposte ai migranti ma creano inevitabili problematiche di sicurezza e sanitarie.
Per questo continuiamo a chiedere al governo di modificare subito i decreti sicurezza, e di ritornare ad un sistema di accoglienza diffusa e integrata con i servizi del territorio e che gli attuali centri di accoglienza straordinaria non restino un inutile parcheggio, ma vengano garantiti servizi adeguati per rispettare i diritti di tutti”.
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Collegamenti
COVID-19, pericolo migranti? (da Scienzainrete.it, 5 agosto 2020)
Non credete ai poveri untori (il sociologo Maurizio Ambrosini su Avvenire, 4 agosto 2020)
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