Popolazione: 77.176.930 (2013)
Capitale: Tehran
L’Iran (ufficialmente Repubblica Islamica dell’Iran e un tempo conosciuto come Persia) è un paese del medio-oriente considerato la cerniera fra il mondo arabo e quello asiatico. Confina infatti con Turchia, Armenia, Azerbaigian, Iraq, Turkmenistan, Pakistan e Afghanistan.
Il principale gruppo etnico del paese è l’Ario (Iran significa letteralmente paese degli Arii); convivono poi nel paese diverse minoranze fra cui gruppi di arabi, armeni, curdi, azeri, ebrei, turkmeni, baluci. La stessa mescolanza si rispecchia nelle lingue parlate e nelle religioni professate. La lingua di stato è comunque il persiano e la religione di stato è l’islamismo sciita.
Il territorio iraniano è capillarmente suddiviso in regioni, contee, distretti e sottodistretti. Conta 30 differenti regioni, ognuna delle quali sottoposta alla giurisdizione di un governatore. La capitale è Tehran e ospita circa l’11% dell’intera popolazione.
Tipo di governo e politica recente
L’Iran nel 1979 conosce una rivoluzione radicale che modifica la storia successiva del paese: da monarchia familiare a repubblica islamica. La creazione del nuovo stato impone un sistema duale dove da una parte si collocano gli organi politici non elettivi, i veri detentori del potere, e dall’altra gli organi eletti dal popolo, come il presidente e il parlamento. A capo del paese vi è la Guida Suprema (ora ricoperta dall’ayatollah Khamenei) e via via si pongono in subordinazione tutte le altre cariche. Ad esempio il Consiglio dei Guardiani della Costituzione, 12 membri scelti dalla Guida Suprema, a cui spetta l’approvazione dei candidati alla presidenza del paese e la decisione delle competenze del presidente stesso e del parlamento. Nel 2009 l’Iran ha vissuto le elezioni presidenziali che hanno visto Aḥmadinejād vincitore per il suo secondo mandato. La tensione sociale ruotante intorno alle elezioni, non riconosciute dall’opposizione regolari e trasparenti, è sfociata in manifestazioni e violenza di piazza represse prontamente dalle forze dell’ordine e che hanno causato un numero indefinito di morti. L’Iran, attraverso le dichiarazioni di Aḥmadinejād, si è dichiarato nel febbraio 2010 stato nucleare. In realtà è da diversi anni che l’Iran aveva iniziato il suo programma di arricchimento dell’uranio creandosi intorno sempre maggiore opposizione e ricevendo minacce di sanzioni economiche dagli USA e dai suoi paesi alleati. In risposta al programma nucleare iraniano l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha approvato a più riprese sanzioni di varia natura nei suoi confronti.
Finita l’era Aḥmadinejād l’Iran ha eletto nel 2013 come nuovo presidente Hassan Rouhani, leader del partito moderato Società dei Chierici Militanti. Nelle successive elezioni del 19 maggio 2017 Rouhani è stato riconfermato con il 57,14% dei voti mentre dal giugno 2021 l’Iran ha eletto un nuovo Presidente della Repubblica Islamica, il conservatore Ebrahim Raisi, secondo solo alla guida spirituale e supremo leader della Repubblica, l’ottantatreenne Ali Khamenei (al potere dal 1989). Durante il mandato di Raisi l’economia iraniana ha continuato il suo declino, anche se ha resistito alla politica di sanzioni. Il prezzo è però stato un costante impoverimento della classe media e alti tassi di disoccupazione. Il Covid-19, particolarmente virulento in Iran, ha aggravato una situazione che nel settembre 2022 registrava un bilancio di oltre 144mila vittime imputabili alla pandemia. Per effetto delle sanzioni alle imprese straniere che hanno abbandonato il mercato iraniano, sono subentrate aziende legate alle Guardie della Rivoluzione, che hanno accresciuto il proprio potere economico oltre che militare e politico. Potere che si è riflesso nell’elezione di Raisi, già capo della magistratura e noto per il suo ruolo nei momenti più bui della repressione interna, eletto di fatto senza concorrenti (tutti i candidati vicini ai riformisti erano stati esclusi) e con la partecipazione al voto più bassa nella storia dell’Iran.
Il mese di settembre 2022 è stato caratterizzato da proteste scoppiate in molte parti dell’Iran dopo la morte di una giovane donna, Mahsa Amini, 22enne di origine curda, che era stata arrestata all’inizio del mese a Teheran dalla cosiddetta “polizia morale”. L’accusa: non aver seguito il corretto codice del Paese sul velo. Ma la sua controversa morte ha scatenato una reazione forte e diffusa e una repressione altrettanto dura con vittime, arresti, blocco di Internet e accuse ai nemici dell’Iran di sostenere le manifestazioni. Virali i video di donne che si sono tagliate i capelli in segno di protesta. Con effetto domino, le rivendicazioni iraniane si sono espanse anche in altre città del Mondo, dalla Svizzera all’Australia, mentre Berlino ha proposto all’Unione Europea la possibilità di sanzioni contro Teheran che si è vista di nuovo condannare per la violenza sistematica contro le donne di cui la morte di Mahsa è stato l’esempio recente più brutale.
Sul fronte del dossier nucleare, dopo colloqui indiretti tra Usa e Iran a Vienna all’inizio di agosto 2022, il capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell ha diffuso una bozza di accordo finale per ripristinare il trattato sul nucleare noto come il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa). Teheran e Washington hanno risposto, ma la trattativa in corso è rallentata dallo scenario internazionale, da quello interno e dalle pressioni esterne: Israele ha per esempio esortato l’America ad abbandonare i negoziati. Accusando l’Iran di frapporre continui ostacoli al ripristino del Jcpoa, l’Amministrazione Biden ha annunciato il 29 settembre 2022 nuove sanzioni contro il Paese mediorientale per “limitare severamente” le esportazioni di petrolio.
I diritti umani: i Curdi, le donne e i dissidenti
L’Iran non è attivamente impegnato in nessuna guerra ma è un paese dove le libertà civili, democratiche sono fortemente limitate e dove i diritti umani non vengono rispettati; non a caso è il secondo paese al mondo, dopo la Cina, per numero di esecuzioni di morte. La repressione del dissenso pacifico, le limitazioni della libertà di espressione e di associazione sono ormai pratiche comuni. La calunnia, la diffamazione di funzionari statali, gli insulti all’Islam e ad altri aspetti della libertà di espressione, di associazione e credo, sono utilizzate per perseguire i dissidenti, soprattutto coloro che cercano di promuovere e proteggere i diritti umani. Vi sono infatti numerose leggi con formulazioni vaghe collegate alla sicurezza pubblica e nazionale. Le punizioni per tali “reati” vanno dalla carcerazione, fustigazione e imposizione di multe, alla condanna a morte in alcuni casi. In Iran inoltre qualsiasi formazione politica o religiosa che non sia in linea con l’ortodossia islamica viene repressa con forza e fra le minoranze maggiormente minacciate vi sono i curdi iraniani. Nonostante possano esprimere la propria cultura e le proprie tradizioni liberamente vivono in un regime limitante per quanto riguarda l’espressione politica e la libertà di auto rappresentazione. Il semplice fatto di militare in una organizzazione politica di stampo curdo conduce all’imprigionamento e in tantissimi casi all’impiccagione. L’accusa è spesso quella di atteggiamento ostile a Dio.
L’iran è storicamente un Paese dai contorni fortemente sessisti e che si è macchiato di numerosi atti di discriminazione di genere in nome della Shari’a. Il 13 settembre 2022, la donna curda iraniana Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia “morale” iraniana, che regolarmente sottopone donne e ragazze ad arresti e detenzioni arbitrarie, torture e altri maltrattamenti per non aver rispettato l’obbligo discriminatorio di indossare il velo. Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore, è stata trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Le autorità iraniane hanno annunciato indagini negando contemporaneamente qualsiasi illecito, ma questo non è bastato a fermare le numerose mobilitazioni della società civile dilagate su tutto il territorio nazionale.
Le donne hanno preso maggior coscienza della loro situazione, percependola come un’ingiustizia. Ma la presa di coscienza, sebbene rappresenti un passo avanti rispetto al passato, non basta a modificare la situazione. L’accusa alle donne è di non rispettare le virtù islamiche e di indossare vesti repulsive ed immortali. Il bersaglio privilegiato dei gruppi paramilitari e delle polizie private sono le giovani donne, prese di mira per cercare di non far perdere le antiche tradizioni islamiche basate sul rispetto del Corano.
Ciò che emerge dalle proteste innescatesi dalla morte di Mahsa Amini è che il popolo iraniano, specialmente la sua vasta gioventù, non intende più accettare le leggi e le norme della Repubblica islamica. Quindi, anche se l’attuale protesta battesse in ritirata sotto la dura repressione, di sicuro riemergerebbe. Il livello d’istruzione, le tecnologie digitali, la diffusione globale dell’agenda Onu sui diritti delle donne e altri effetti transnazionali hanno dato slancio a nuove aspettative, aspirazioni e rivendicazioni.
Condannati a morte
In Iran è in vigore la pena di morte. L’Iran è uno dei paesi con più alto numero d’esecuzioni capitali all’anno, insieme alla Cina. Molti reati sono punibili, sia con la pena di morte sia con una pena corporale ispirata alla Shari’a. Si sono verificati numerosi casi di tortura. Per il reato di omicidio, il condannato può essere graziato se la famiglia offesa concede il suo perdono. Il metodo di esecuzione è l’impiccagione; in alternativa sono usate anche, meno frequentemente, la fucilazione e la decapitazione. A volte le esecuzioni sono pubbliche. La lapidazione, la cui ultima esecuzione risale al 2002, è stata ufficialmente abolita nel 2012, nella stessa legge che vieta la condanna a morte di minorenni. Altre tipi di pene coraniche (come la crocifissione) non vengono più utilizzate. I reati capitali sono: omicidio volontario, terrorismo, strage, apostasia, gravi offese all’Islam, alla Repubblica islamica ed autorità religiose (i casi gravi della cosiddetta moharebeh ossia “inimicizia verso Dio”), vilipendio del profeta Maometto, omosessualità e rapporti sessuali illeciti reiterati e gravi, traffico di stupefacenti e di alcolici, adulterio, consumo di bevande alcoliche alla terza condanna, violenza sessuale aggravata, tradimento, alto tradimento, spionaggio, casi di prostituzione.
Profughi, sfollati, rifugiati
L’Iran è un paese produttore di asylum seekers. Ogni anno partono dal paese migliaia di persone che cercano una protezione internazionale all’estero. L’Iran è anche un Paese ospite, soprattutto di afghani: nel 2022 sono registrati in Iran 762.000 rifugiati posti sotto il mandato UNHCR, 750.000 dei quali sono afghani.
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