Riprende martedì 5 il (difficile) dibattito alla Camera sullo ius scholae. Intanto, si registra la decisa presa di posizione del presidente della commissione CEI per le migrazioni e della Fondazione Migrantes: «Questa modifica della legge risponde all’attualità indiscutibile di una popolazione che sta cambiando».
Lo ius scholae «è un tema da 15 anni, che è nato dal “basso”, dalla campagna nel 2011 di 19 associazioni laiche e cattoliche e che attende un’attenzione trasversale delle forze politiche, perché alla base della cultura democratica, liberale e popolare». Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, presidente della commissione CEI per le migrazioni e della Fondazione Migrantes in una intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa.
«Questa modifica della legge sulla cittadinanza corrisponde all’attualità indiscutibile di una popolazione che sta mutando – sottolinea Perego – e guarda al mondo dei 900.000 studenti, di cui il 65% è nato in Italia, e favorisce il riconoscimento e la partecipazione alla vita del Paese delle seconde generazioni».
Il presidente della Migrantes si augura «che le ragioni e la constatazione di una società profondamente diversa rispetto al passato prevalgano sulle polemiche di natura ideologica». Secondo Perego, «la legge sullo ius scholae viene interpretata con pregiudizi e parametri strumentali, identitari e non constatando invece lo stato delle generazioni di oggi e le proiezioni di quelle future». E poi ricorda i dati: «Un milione e 400 mila ragazzi, dei quali 900 mila alunni delle nostre scuole e gli altri che hanno più di 18 anni, aspettano legittimamente di poter chiedere di essere cittadini italiani».
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