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La criminalizzazione delle navi della società civile svuota il Mediterraneo centrale

Una stagione di criminalizzazione (tuttora in corso) sta svuotando letteralmente il Mediterraneo centrale dalle navi della società civile. Cambiano le modalità ma il risultato è il medesimo: assenza di aiuti, aumento delle morti.

Nell’ultimo anno la strategia istituzionale di contrasto al soccorso in mare si è spostata dal piano penale a quello amministrativo. Lo scopo è sempre quello di bloccare le navi della società civile attraverso cavilli burocratici.

Interessante a tal proposito leggere le motivazioni riportate nei comunicati stampa diffusi dai Comandi generali delle Capitanerie di porto coinvolte: sono sempre le stesse. Intoppi burocratici, mancanza di sicurezza, problemi tecnici, violazioni anche delle normative a tutela dell’ambiente marino (sic).

Il cambiamento principale che riportano i portavoce delle ONG è che adesso si cerca di non far neppure partire le navi. I fermi amministrativi funzionano da misura di controllo e limitazione della loro azione nel Mediterraneo centrale. E a sostegno di questa azione i paesi dell’UE utilizzano la strategia della criminalizzazione: i dati raccolti dall’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali parlano di ben diciassette navi impegnate in operazioni di salvataggio in mare coinvolte in procedimenti legali tra il 2017 e giugno 2020, per un totale di oltre quaranta indagini avviate dagli stati europei (ma nessun procedimento ha raccolto prove sufficienti a far cominciare un processo)

Cronache di una criminalizzazione del salvataggio in mare

5 maggio 2020 La prima nave fermata è stata la Alan Kurdi, battente bandiera tedesca;
6 maggio 2020 solo un giorno dopo, il 6, è stata fermata anche la spagnola Aita Mari (dell’Ong Salvamento Marítimo Humanitario);
8 luglio 2020 è stato invece il turno della Sea Watch 3 nel porto di Porto Empedocle;
22 luglio 2020, infine, la Ocean Viking di Sos Mediterranée è stata bloccata a Porto Empedocle in seguito a una lunga ispezione. Solo quest’ultima è stata finalmente liberata il 21 dicembre scorso: dopo cinque mesi esatti.
25 settembre 2020 è il turno della nave Mare Ionio dell’organizzazione non governativa (Ong) Mediterranea, bloccata il nel porto di Pozzallo.

 

 

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