Istituita 106 anni fa la Giornata mondiale del migrante rappresentava il segno di vicinanza e attenzione della Chiesa cattolica verso i tanti italiani che cercavano un futuro migliore attraverso la migrazione, ora si è trasformata in un momento di attenzione verso un fenomeno globale.
Papa Francesco ha tenuto oggi in piazza San Pietro una celebrazione che ha accolto, fra gli altri, migranti, rifugiati e sfollati. Proprio agli sfollati interni era dedicata la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, così il Papa durante l’Angelus: “ho voluto dedicare il mio messaggio agli sfollati interni, i quali sono costretti a fuggire, come capitò anche a Gesù e alla sua famiglia.”
Presenti alla celebrazione anche alcuni rappresentanti dei rifugiati arrivati in Italia tramite i corridoi umanitari, l’unica alternativa ad oggi presente all’immigrazione clandestina.
In giornate in cui è apparso chiaramente il limite dell’approccio europeo che riduce la migrazione a un tema di organizzazione e di efficienza procedurale, ovvero a una logica di distribuzione dei costi le parole del Santo Padre appaiono più urgenti che mai; soprattutto in un anno in cui la pandemia ha esasperato tutte le disuguaglianze.
Dal messaggio del Santo Padre per la 106ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Per tali ragioni ho deciso di dedicare questo Messaggio al dramma degli sfollati interni, un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia COVID-19 ha esasperato. Questa crisi, infatti, per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali. Ma «non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone» |
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