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L’accoglienza di domani: Europasilo, “ma che ‘sistema’ è?” Ancora aperto il cantiere delle sette proposte della rete

Le sette “tesi” presentate e discusse nella due-giorni della rete Europasilo resteranno aperte alla partecipazione e ai contributi delle associazioni sino a fine primavera. Fra gli snodi chiave emersi in sede di conclusioni, la non facile situazione europea e la “riforma non riforma” del DL 130.

(Foto Europasilo).

 

«Per tutte le associazioni interessate: il lavoro continua, vorremmo arrivare a testi ancora più partecipati all’inizio dell’estate». Per bocca del moderatore Michele Rossi del CIAC di Parma, è l’arrivederci con cui sabato si è chiusa la due-giorni sull’“Accoglienza di domani” organizzata da Europasilo.

Al centro dei lavori, le sette tesi/proposte elaborate dalla rete nazionale degli organismi impegnati “sul campo” per un sistema d’asilo integrato e diffuso.

Proposte, risposte, esperienze

Fra venerdì e sabato ognuna delle tesi è stata introdotta da un rappresentante della rete e quindi messa a confronto con l’esperienza e il punto di vista di un esperto esterno: in questa veste di “controrelatori” si sono alternati Angelo Moretti (Caritas Benevento/Consorzio Sal Terrae), Roberta Ferruti (Re.Co.Sol.) con la giurista Rita Coco, Elly Schlein (vicepresidente della Regione Emilia-Romagna), Massimo Livi Bacci (demografo, Università di Firenze), Mursal Moalin Mohamed (rifugiato e operatore CIAC), Marco Lombardo (assessore del Comune di Bologna) e Giuseppe Brescia (deputato).

La tavola rotonda di sabato, con gli interventi di Virginia Costa (direttrice del Servizio centrale SAI), Giovanna Cavallo (Forum per cambiare l’ordine delle cose), Matteo Biffoni (ANCI), Filippo Miraglia (Tavolo nazionale asilo), Barbara Sorgoni (docente all’Università di Torino) e Grazia Naletto (campagna IoAccolgo), ha visto momenti di reale dibattito fra opinioni diverse.

Dagli interventi dei “controrelatori” e da quelli nella tavola rotonda sono emerse tra l’altro due esperienze, quella dei Piccoli Comuni Welcome e quella del Tavolo lo S.A.I., ma anche i risultati di un progetto di ricerca per il monitoraggio dei centri di accoglienza straordinaria

I video completi della due-giorni sono disponibili on line (v. sotto).

Se si riparte sempre dal via

Il convegno di Europasilo è stato costruito come un incontro aperto di nome e di fatto. E più che con una lista di conclusioni,  è terminato con la messa a fuoco, affidata a Gianfranco Schiavone dell’ICS di Trieste, di alcuni snodi chiave emersi durante i lavori e proposti alla «condivisione» della rete di organismi e dei partecipanti. Queste annotazioni possono essere ascoltate nell’ultima parte del video di sabato. Alla loro base, due osservazioni di fondo. 

La prima: «Ci interroghiamo sull’accoglienza diffusa, “baruffiamo” anche – ha detto Schiavone -. Siamo però tutti dalla stessa parte nella difesa di un approccio, di un modello di accoglienza che oggi è messo in crisi, perché la direzione in cui si stanno muovendo buona parte della politiche dell’UE è quella  della chiusura, degli hotspot, della finzione del non ingresso, della detenzione dei richiedenti asilo, della loro segregazione in megacentri, della creazione di campi di confinamento».

Seconda considerazione: «La “riforma” italiana del DL 130 non è stata una buona riforma, perché ha riproposto quello che c’era prima, con i suoi problemi: un po’ come quando nel gioco dell’oca si riparte dal via… Così, come Europasilo torniamo a insistere sul trasferimento delle funzioni amministrative ai Comuni (v. nel riquadro qui sotto, “tesi” numero 1, ndr). Pensiamo a una norma che stabilizzi un “sistema” di accoglienza che ad oggi non è un sistema: si può aderire, si può non aderire, si entra, si esce, mentre i CAS non rispecchiano un potere sostitutivo esercitato dallo Stato di fronte a un bisogno realmente straordinario, bensì l’“altra parte” di un sistema che non c’è. Ma non può rimanere così per l’eternità: abbiamo fatto vent’anni di sperimentazione, speriamo di non doverne fare altri venti…».

7 tesi (con introduzione): le proposte di Europasilo

“Introduzione”. È urgente emanare subito il decreto ministeriale previsto dalla legge 173/2020 (la conversione del DL 130 di riforma dei decreti sicurezza) con i nuovi standard del SAI, da applicare per quanto possibile anche ai CAS.

  1. Realizzare un sistema unico di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati nella prospettiva del trasferimento delle “funzioni amministrative” ai Comuni secondo l’art. 118 della Costituzione (un riferimento più pertinente rispetto all’opposizione fuorviante “volontarietà/obbligatorietà” per quanto riguarda l’adesione al SAI-ex SIPROIMI-ex SPRAR).
  2. Ricondurre la gestione dei servizi di accoglienza all’ambito di applicazione della legge 328/2000: il sistema di accoglienza come parte integrante del welfare nei diversi livelli di governance.
  3. Individuare la normativa di riferimento per l’affidamento dei servizi di accoglienza nel Codice del terzo settore e non nel Codice degli appalti.
  4. Considerare le “équipe multidisciplinari” come risorsa del territorio. 
  5. Mettere a punto un nuovo sistema di valutazione del sistema di accoglienza.
  6. Superare il “modello CAS”, ripristinando standard adeguati di accoglienza e di servizi alla persona. Fra 2018 e 2020, infatti, i CAS hanno subito un processo di radicale contrazione degli standard minimi di accoglienza, dando origine a situazioni di serio degrado. Per ogni CAS si propone un tetto massimo di 100 ospiti.
  7. La costituzione di un Ente nazionale per il diritto d’asilo a garanzia e tutela del sistema, la cui terzietà e indipendenza sarà da considerarsi un fattore centrale.

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