*di Silvia Ponzio “Le printemps en exil” é un webdocumentario in fase di progettazione che, coinvolgendo giornalisti di diverse nazionalità, ci racconta la rivoluzione, le speranze e i duri viaggi di alcuni ragazzi tunisini tra Tunisia, Italia e Francia.
Il web e la globalizzazione ci permettono di stare in contatto con fatti e persone distanti migliaia di chilometri, eppure accade che certe storie, vicinissime a noi, siano circondate da un silenzio schiacciante, da superficialità o indifferenza. Si prendano le storie di chi cerca di attraversare il Mediterraneo, alla volta dell’Europa oppure le storie di chi diventa semplicemente un numero di un fenomeno mediatico, cucito su etichette e fin troppo note (“Soccorso barcone al largo di Lampedusa: a bordo 166 clandestini” Il Giornale – 7 ottobre 2012).
Il web è anche un veicolo potentissimo di coinvolgimento e di diffusione di idee. È quello che è accaduto durante le rivoluzioni arabe del 2011. Ed è su questa base che è nato “Le printemps en exil”.
Qualche anno fa, Massimiliano Minissale, Marie Blandin e Giuseppe Spina conobbero un ragazzo tunisino detenuto nel CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Mineo. Da questo incontro, è nata un’amicizia e il loro ambizioso progetto: riprendere con la telecamera, non una storia inventata a tavolino, ma le vicende di persone reali. Lo scopo è soprattutto quello di documentare e quindi tentare di scalfire il fitto velo di Maya che nasconde le difficoltà che devono affrontare i migranti: la corruzione degli Stati, il rimpatrio forzato, il traffico umano fra Africa e Europa, il pericolo del mare, della terra e dei controlli. Grazie alla telecamera possiamo vedere, sentire, accompagnare i ragazzi scappati dalla Tunisia durante le rivoluzioni del 2011 alla volta della Francia. Resta con loro anche quando attraversano il Mediterraneo e finiscono nel centro di detenzione di Lampedusa. Ci ricorda che ogni persona ha la sua storia, la propria sensibilità, i propri obiettivi e affronta l’esperienza della migrazione in modo totalmente diverso dagli altri.
Il documentario cerca di andare oltre alla sterilità del nostro sistema di informazione e ci mostra gli obiettivi e i punti di vista di persone che fuggono dalla loro terra natale e che mirano a essere in regola coi documenti, ad avere un lavoro e una dignità, ma che si devono scontrare con un sistema che li obbliga a fermarsi in Italia, in un centri di detenzione, o a tentare la sorte entrando in Svizzera e sperando di arrivare, per una via più lunga, in Francia. Il ritratto che ne esce è quello di giovani ragazzi animati dal desiderio di una vita migliore e subito spezzati dalla clandestinità e dai rimpatri forzati.
Il progetto è finanziato dal CNC francese (Centre National du Cinéma) e prodotto da Frame OFF e House on Fire. Ha deciso di presentarsi nella veste inusuale di “webdoc”; sarà quindi diffuso in rete in modo da raggiungere il massimo numero di persone. Inoltre è un progetto partecipativo in cui ognuno può contribuire a inserire materiali, documenti o sostenere il progetto tramite la cosiddetta produzione dal basso.
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