Su Vie di fuga la restituzione dei lavori di gruppo del recente meeting Liberi dalla paura di Sacrofano, lavori cui hanno partecipato quasi 500 persone. «L’obiettivo – spiegano gli organizzatori – era ascoltare e offrire uno spazio di confronto e raccolta delle esperienze che avevano preso vita in tutta Italia dopo che, nel 2015, papa Francesco aveva lanciato il suo appello all’accoglienza: esperienze di singole famiglie, gruppi, all’interno o meno di parrocchie o di istituti e congregazioni religiosi».
Sono da oggi disponibili a tutti i risultati dei gruppi di lavoro del meeting Liberi dalla paura, organizzato a Sacrofano (Roma) a febbraio su iniziativa di Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Centro Astalli.
«L’obiettivo – spiegano gli organizzatori – era ascoltare e offrire uno spazio di confronto e raccolta delle esperienze che avevano preso vita in tutta Italia dopo che, nel 2015, papa Francesco aveva lanciato il suo appello all’accoglienza: esperienze di singole famiglie, gruppi, all’interno o meno di parrocchie o di istituti e congregazioni religiosi».
Cinque i gruppi di lavoro principali (per un totale di 14 sottogruppi e 481 iscritti), ognuno sollecitato da un tema e da due domande guida, «per riuscire a raccogliere elementi e riflessioni dei diversi passaggi da cui, probabilmente, ogni esperienza concreta era anche transitata»: 1) Liberi di provare ad accogliere: come è nata l’idea? Quali erano i passaggi che ti spaventavano? 2) Liberi di conoscersi: che cosa ti aspettavi? Che cosa ti ha sorpreso? 3) Liberi di andare controcorrente: quali resistenze hai incontrato e come ti sei confrontato con chi non era d’accordo? Quale cambiamento ha portato secondo te nella comunità/nella tua rete? 4) Liberi di costruire una società diversa: quali gli strumenti e gli “alleati” del cambiamento che si è prodotto? Nella tua esperienza quali sono gli “snodi” importanti per passare da un’esperienza a una società che si apre all’altro? 5) Liberi di replicare: perché consiglieresti a qualcuno di ripetere questa esperienza e con quali attenzioni? Come dare continuità a questa esperienza senza sentirsi “soli”?
“E se ne avessimo più bisogno noi…?”Dalla restituzione del sottogruppo 3A del meeting di Sacrofano, tema “Liberi di andare controcorrente”: «Si è anche riflettuto sulle ragioni che ci spingono ad aiutare gli altri: lo si fa con metodi sostanzialmente assistenziali che a volte rispondono agli atteggiamenti e richieste assistenzialistiche degli stessi migranti e rifugiati, ma non aiutano a renderli autonomi, “cittadini” che partecipano insieme ad altri “cittadini” autoctoni alla costruzione della società. Quando aiutiamo gli altri lo facciamo per noi stessi, per sentirci bene o davvero per il bene e la crescita di queste persone? L’atteggiamento costruttivo per creare relazioni significative (amicizia) e costruire la comunità insieme è prima di tutto essere con e non solo fare per. I migranti e rifugiati non li aiutiamo servendo solo a tavola o offrendo una busta con la spesa, ma prima di tutto stando con loro, conoscendoli, stabilendo con loro rapporti di amicizia che non fanno bene solo a loro […]. Ci si è anche chiesti se in questo momento storico (e con il “decreto sicurezza” che è stato citato più volte durante la conversazione) ad avere bisogno di aiuto non siano più gli italiani che gli stranieri, nel senso che gli italiani hanno bisogno di capire le trasformazioni che stanno avvenendo nella nostra società ed avere atteggiamenti costruttivi e positivi in un contesto sempre più pluri-culturale e pluri-religioso, che diventerà sempre di più la norma e non l’eccezione. Coloro che hanno fatto esperienza di accoglienza di rifugiati hanno sottolineato il fatto che all’inizio la presenza di queste persone ha causato reazioni di ostilità da parte di inquilini, quartiere e anche all’interno delle stesse famiglie delle persone che hanno deciso di dedicarsi all’accoglienza. Interessante però scoprire, credo all’unanimità che, grazie a un paziente lavoro di accompagnamento e inserimento dei rifugiati e allo spessore umano e spirituale di queste persone, le situazioni sono cambiate». |
Caritas, Migrantes e Centro Astalli hanno anche raccolto la riflessione su “Liberi dalla paura” tenuta al meeting da Vincenzo Sorrentino, docente di filosofia politica all’Università di Perugia: «La paura, con i suoi mille volti, ci accompagna sempre, o almeno spesso. Liberi dalla paura, forse, non significa liberi dalla presenza della paura, cosa probabilmente impossibile, ma liberi dalla presa della paura. Significa non farsi determinare dalla paura, agire non spinti dalla paura, bensì nonostante la paura…».
Sia la restituzione dei lavori di gruppo che la riflessione di Sorrentino sono on line negli allegati sottostanti.
Allegati
Sacrofano, la restituzione dei lavori di gruppo
Sacrofano, l’omelia di papa Francesco
Sacrofano, la riflessione di V. Sorrentino
Collegamenti
Sacrofano, quattro testimonianze di rifugiati (a cura del Centro Astalli): Sussy rifugiata dal Camerun, Philip rifugiato dalla Siria, Moussa rifugiato dal Mali, Momodou rifugiato dal Senegal
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