In un incontro organizzato a Torino la commissiaria europea per gli Affari interni si è confrontata con un gruppo di cittadini italiani e immigrati sul tema “Protezione e sicurezza”. Domande libere, trasparenza. Fra detto e non detto, le falle del sistema italiano per l’asilo. Legalità e illegalità. I Cie, Eurosur e Frontex. E una (moderata) voglia d’Europa.
Una commissaria europea preparata e attenta, capace di ascoltare senza supponenza e di rispondere con semplicità a una batteria di domande non concordate: capace insomma di offrire al suo pubblico un saggio di politica “vicina”, comprensibile e alla portata di tutti (in una parola, una salutare boccata d’ossigeno per l’Italia di questi anni). Ma, d’altra parte, anche la sensazione che nell’Unione europea, alla fine, a contare veramente siano ancora e sempre i governi nazionali dei Paesi membri, ognuno con i suoi interessi, le sue impuntature, le pressioni e i sondaggi d’opinione di casa propria.
È ciò che la redazione di Vie di fuga ha trovato nell’incontro pubblico con la commissaria europea per gli Affari interni Cecilia Malmström che si è tenuto nei giorni scorsi a Torino. L’incontro rientra nell’iniziativa europea di “Dialogo con i cittadini” per l’ “Anno europeo dei cittadini” 2013 e in vista delle elezioni europee del 2014. Il precedente appuntamento italiano si è tenuto a Napoli nel novembre 2012, mentre il giorno successivo all’incontro torinese Cecilia Malmström ha partecipato a un nuovo meeting a Coimbra, in Portogallo.
Tema generale a Torino, quello della “Protezione e sicurezza”. Ai circa 200 partecipanti, italiani e immigrati, si è dato spazio come «campione rappresentativo» dei cittadini e della società civile della Penisola ed è stato chiesto di partecipare a un incontro preparatorio svoltosi una settimana prima. Ma tutti hanno potuto presentare liberamente le loro domande alla commissaria, a voce e sul momento.
Quel che si chiede, quel che non si può dire
In tema d’asilo la liberale svedese Malmström ha riconosciuto la necessità di «uniformare in tutti i Paesi membri gli standard di accoglienza e le procedure» per richiedenti asilo e rifugiati, e ha detto che su questo «stiamo lavorando» (è il processo di “rifusione” della “Direttiva accoglienza” e della “Direttiva procedure”: vedi lo stato dell’arte a questo link alle voci Reception conditions ed Asylum procedures).
Sull’iter di rifusione del regolamento “Dublino II” (vedi anche allo stesso link e su Vie di fuga) la commissaria ha ricordato che proposte di riforma più favorevoli per i richiedenti asilo sostenute dalla Commissione Ue sono state respinte dai governi in sede di Consiglio europeo.
L’Unione, inoltre, «incoraggia» le misure che favoriscono il diritto al lavoro dei richiedenti asilo (a questo proposito Malmström ha citato gli esempi di Svezia e Regno Unito).
Una funzionaria della prefettura di Torino ha chiesto se una persona in protezione internazionale può spostarsi nei confini dell’Unione senza dover attendere il permesso per lungo-soggiornanti (cui ha diritto, ad oggi, solo dopo 5 anni di residenza effettiva) e senza per questo incorrere nel regolamento Dublino II. La risposta purtroppo è no. Come purtroppo la funzionaria torinese non poteva aggiungere che ci sono persone che lasciano l’Italia anche subito dopo aver ottenuto il riconoscimento dell’asilo perché il nostro Paese e le nostre città non offrono alla gran parte dei rifugiati servizi decenti per integrarsi e ritagliarsi un minimo di autonomia, ma nemmeno, spesso (è il caso della stessa Torino), quel pezzo di carta che si chiama certificato di residenza, primo passo verso il miraggio del visto da lungo-soggiornante, che consente di spostarsi e di cercare legalmente lavoro in Europa.
Voglia d’Europa (con i piedi per terra)
Sul tema più vasto delle politiche migratorie la commissaria europea ha denunciato i «problemi di consenso» nelle opinioni pubbliche dei Paesi membri anche nei confronti dell’immigrazione regolare.
Su sollecitazione del giurista tedesco Ulrich Stege dell’International University College of Turin, Cecilia Malmström ha risposto sui Cie italiani, dicendosi «preoccupata» per le condizioni di vita in alcuni di essi e affermando che a livello europeo si sta lavorando per elevarne gli standard. Ha poi aggiunto: «Si può attraversare un confine in modo illegale, ma le persone non sono mai illegali. Chi vive queste situazioni ha diritto a condizioni di vita dignitose».
Citati dalla commissaria Ue anche il meccanismo della “Carta blu”, cioè i permessi di lavoro per migranti extracomunitari «altamente qualificati», Eurosur, cioè il Sistema europeo di sorveglianza dei confini esterni ad oggi ancora in cantiere, e Frontex, la discussa agenzia per il controllo dei confini Ue. Frontex avrebbe «salvato molte vite» e «sta aiutando la Grecia a creare un sistema di controllo dei propri confini», ha detto Cecilia Malmström, riportandoci con i piedi per terra e raffreddando un poco la voglia d’Europa accesa dal “Dialogo con i cittadini” sotto la Mole.
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