400 pagine di storie, analisi, “dati e fatti” e schede Paese: viene presentata in queste ore a Roma la VII edizione del rapporto che la Fondazione Migrantes dedica al “mondo” del diritto d’asilo e delle migrazioni forzate. On line da oggi su Vie di fuga il comunicato, la sintesi, l’introduzione e gli abstract del report.
Ibrahim è fuggito dal Togo a 16 anni: rischiava di essere perseguitato per l’attivismo politico del padre, membro di un partito di opposizione. Ancora sotto shock per l’omicidio del genitore e l’arresto arbitrario dello zio, si allontana da casa con i risparmi che la madre gli ha consegnato con la propria benedizione. Dopo due giorni di cammino arriva in Benin, dove l’ingresso gli è consentito grazie al pagamento di una tangente. Qui Ibrahim incontra alcuni connazionali che gli danno il contatto di un uomo che può organizzargli il viaggio fuori del Paese. «Ho chiesto dove potevo trovare i togolesi – racconta – e mi hanno portato lì. Gli ho spiegato cosa mi fosse successo e loro mi hanno detto che si stavano preparando per andare in Libia. Non avevo soldi per il viaggio, ma loro mi hanno detto che c’era un uomo che mi avrebbe fatto partire senza pagare prima. Ma che poi avrei lavorato per lui».
In Bangladesh, Faysal è sempre vissuto ai margini della comunità, disprezzato per la dipendenza del padre dall’alcool e dal gioco d’azzardo. È per questo motivo che decide di allontanarsi dal Paese, per riuscire a provvedere alla moglie, alla madre e alle sorelle minori. Il viaggio viene organizzato da un dalal, un trafficante originario del suo villaggio, con il quale Faysal contrae un debito pesante, offrendo in garanzia l’abitazione di famiglia oltre alla moglie: «Ho fatto un debito di 300 mila taka (circa 2.500 euro, ndr) per pagarmi il viaggio e andare in Libia. Arrivato in Libia ho cominciato a lavorare come manovale: mi avevano promesso uno stipendio mensile di 30 mila taka, ma dopo due mesi non mi pagavano ancora. Quando ho chiesto i miei soldi mi hanno fatto arrestare da un gruppo di libici che chiedevano un riscatto per rilasciarmi. Hanno fatto una videochiamata alla mia famiglia per chiedere i soldi: i miei genitori sono andati dal sindaco del villaggio e altre persone ricche della zona a chiedere aiuto. Non ho restituito ancora nulla. Se non pago quell’uomo si prende mia moglie…».
Trasferito a Benin City a otto anni, dopo la morte dei genitori, Musa vive come un servo in casa della zia, a cui è stato affidato. A 12, esasperato dai maltrattamenti e solo al mondo, si confida con un vicino che gli presenta un trafficante, a cui il ragazzo affida la propria sorte. «Io non avevo soldi, il trafficante li ha anticipati e mi ha detto che l’avrei ripagato una volta arrivato in Italia. Mi ha fatto fare un giuramento, ha fatto venire a casa sua un sacerdote tradizionale che mi ha tagliato un dito, ha raccolto questo sangue, ha messo dentro un po’ di noce di cola e me l’ha fatto bere. Mi ha fatto giurare che avrei pagato, altrimenti avrei perso la testa e, se fossi tornato in Nigeria, sarei morto».
Tre storie di migrazione, scelte forzate e dignità sottratta. Protagonisti, altrettanti giovani costretti ad abbandonare la propria terra barattando la libertà sognata con una schiavitù che schiaccia il futuro, e con la metamorfosi da esseri umani a merce. Le racconta Il diritto d’asilo. Report 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare? (Tau Editrice 2022, pp. 400, euro 20) della Fondazione Migrantes, che viene presentato a Roma in queste ore, nel giorno d’inizio del Forum globale sui rifugiati organizzato dall’ONU a Ginevra.
Dal mondo all’Italia, passando per l’Europa
Lo studio della Migrantes dedicato al “mondo” delle migrazioni forzate e dei rifugiati, giunto alla 7ª edizione, è scandito come le precedenti in quattro parti: “Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa”, “Tra l’Europa e l’Italia”, “Guardando all’Italia” oltre a un “Approfondimento teologico”. Questi gli argomenti dei nove nuovi contributi, curati da un’équipe di redattori e collaboratori che, oltre ad essere professionisti ed esperti del settore, seguono concretamente i richiedenti asilo e i rifugiati nei loro percorsi in Italia, o sono essi stessi rifugiati: ● 2022-2023: solo passi indietro? ● Le frontiere esterne dell’UE: una tragedia annunciata ● Le sfide del diritto d’asilo nell’Italia e nell’Europa di oggi: una conversazione di Duccio Facchini con Gianfranco Schiavone ● I diritti negati dentro e fuori i confini italiani ● Fuori dall’accoglienza: dalla ricerca di riconoscimento alla trappola dell’adattamento forzato ● Le novità legislative in materia di diritto d’asilo in Italia nel 2023 ● Uomini invisibili, esistenze in ostaggio: la tratta maschile attraverso la narrazione delle vittime ● Ripensare l’accoglienza: una ricerca-azione nel Centro giovanile del Sacro Cuore di Gesù ● Abitare insieme il Mediterraneo.
Il rapporto riprende nel titolo il Messaggio di papa Bergoglio per la 109ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (GMMR) e alla sua realizzazione hanno contribuito, fra gli altri, i rifugiati dell’UNIRE (Unione nazionale italiana per rifugiati ed esuli) e la redazione del nostro osservatorio Vie di fuga.
Le prime tre parti sono corredate di altrettante sezioni statistiche con grafici, tabelle, cartine e schede di “dati e fatti” sulle migrazioni forzate e il diritto d’asilo nel mondo, lungo le varie “rotte” migratorie verso l’Europa, nel territorio dell’UE e in Italia, con numeri e serie storiche aggiornate fino all’autunno 2023 sotto decine di parole chiave.
Sei invece le schede-Paese di quest’anno fa Sud e Nord del mondo: Nigeria, Costa d’Avorio, Tunisia, Turchia, Germania e Spagna. Ad arricchire le pagine del rapporto, infine, una galleria di istantanee della fotografa Monika Bulaj, che con le sue potenti immagini ci restituisce i volti (e la dignità di sguardo) di persone rimaste imprigionate in situazioni di crisi protratta.
“Liberi di migrare o restare”: fra appello e (amara) realtà
Anno 2023 e diritto d’asilo, dunque. Da una parte la situazione del diritto alla protezione nel mondo, in Europa e in Italia, dall’altra il forte appello che papa Francesco ha lanciato in occasione dell’ultima GMMR, chiedendo che ogni abitante della Terra sia veramente libero di scegliere se migrare o restare: per la redazione del rapporto 2023 è un’antitesi sconfortante.
Perché oggi 114 milioni di persone (un abitante della Terra su 71 e, in cifra assoluta, sei milioni in più rispetto alla fine del 2022) non sono state libere di scegliere se restare. Perché sempre più numerosi sono i conflitti e sempre più gravi, in alcune aree del mondo, le situazioni di crisi economica o sociale e le difficoltà nel procurarsi cibo ed acqua, mentre si è sempre meno capaci, a livello globale, di gestire processi di pace e non lo si è ancora abbastanza nella salvaguardia del pianeta.
Ma anche guardando al secondo verbo di papa Bergoglio, quello che ammonisce sulla libertà di migrare, occorre constatare, con amarezza, che le politiche europee e del nostro Paese stanno facendo di tutto per limitare l’ingresso a chi è in cerca di protezione. Benché esso sia tutelato da stringenti convenzioni internazionali, si accumulano le norme che rendono più difficile sia l’accesso al territorio sia la possibilità, per chi ce l’ha fatta ad arrivare, di essere realmente riconosciuto e preso in carico.
Ciò avviene – affermano le curatrici del rapporto Migrantes Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti – attraverso i sempre più diffusi processi di esternalizzazione delle frontiere, l’accrescersi delle liste di Paesi cosiddetti “sicuri”, l’erosione delle prestazioni di accoglienza, la contrazione delle tutele garantite ai minori stranieri non accompagnati, la costruzione di centri di confinamento e segregazione, gli ostacoli all’effettiva fruizione del diritto di chiedere asilo…
«L’augurio – concludono però Molfetta e Marchetti – è che questo volume possa anche quest’anno aiutare a costruire un sapere fondato rispetto a chi è in fuga, a chi arriva a chiedere protezione nel nostro continente e nel nostro Paese. E che ci aiuti a restare o ritornare umani, capaci finalmente – come diciamo nel titolo – di creare condizioni reali, e non solo di prospettiva a cui tendere, perché le persone siano libere di scegliere se migrare o restare».
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