Dall’Organizzazione mondiale della sanità OMS arriva il primo studio sulla salute dei rifugiati e migranti in Europa: Report on the health of refugees and migrants in the WHO European Region: no public health without refugee and migrant health.
Il titolo parla chiaro: non si può parlare di salute pubblica se non si cura la salute dei migranti e dei rifugiati. E dal rapporto dell’OMS emerge un dato interessante: sono i rifugiati e i migranti ad essere più vulnerabili e ad ammalarsi di più rispetto alla popolazione residente dei paese di arrivo.
Le cause sono individuabili nelle pessime condizioni di vita in cui si trovano a vivere sia durante il percorso migratorio sia nei paesi di approdo (dove può esserci un mancato accesso al sistema sanitario) ma anche negli adeguamenti imposti al loro stile di vita (come cibo e acqua inadeguati) o nell’aumento di situazioni di stress. Aumenta così la vulnerabilità e di conseguenza deriva l’indebolimento del sistema immunitario che fa aumentare il rischio di contrarre una varietà di infezioni (batteriche, virali e parassitarie), anche per malattie prevenibili da vaccino.
Le indagini del rapporto non escludono il rischio di trasmissione di malattie da parte dei migranti, ma la probabilità di trasmetterle alla popolazione del paese ospitante è definita “molto bassa”. Il rapporto tenta di sfatare il falso mito secondo il quale i migranti e i rifugiati “porterebbero malattie infettive” che invece, è dimostrato, contraggono molto di più quando sono in Europa.
Il rapporto riassume gli ultimi dati disponibili sullo stato di salute dei rifugiati e dei migranti, attraverso uno studio capillare di più di 13 mila documenti raccolti in 54 paesi facenti parte della regione Europa dell’Oms (oltre all’intero continente, comprende anche il Kazakhstan, la Turchia, Israele e la Russia), nonché i progressi compiuti dai paesi per promuovere la loro salute. Il report è stato sviluppato in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Salute, la Migrazione e la Povertà (INMP).
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