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Paesi “sicuri”, perché le new entry e le conferme? I risultati dell’accesso civico dell’ASGI

Rivolgendosi al ministero degli Esteri, l’associazione di studi giuridici sulle migrazioni ha cercato di fare chiarezza sull’ultimo aggiornamento della lista dei Paesi considerati “sicuri” per la valutazione dei richiedenti asilo. On line le risposte (parziali) della Farnesina agli interrogativi suscitati da un decreto che sembra teso a classificare come “sicuri” i Paesi da cui provengono più richiedenti asilo, invece di tener conto di comprovate situazioni di instabilità e violazione dei diritti umani.

(Foto Pxhere.com).

Ancora una volta, con una richiesta di “accesso civico generalizzato” l’ASGI ha cercato di fare chiarezza sull’ultimo aggiornamento della lista dei Paesi di provenienza considerati “sicuri” ai fini della valutazione dei richiedenti asilo. Il provvedimento, un decreto del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), a maggio li ha fatti crescere da 16 a 22, rendendo l’Italia uno dei Paesi UE dove questo elenco è più esteso

“‘Sicuri’ perché da loro arrivano più richieste?”

Di per sè, chiarisce subito l’associazione di studi giuridici in un’analisi diffusa negli ultimi giorni, «si tratta dell’ennesimo provvedimento normativo in materia di immigrazione dell’attuale Governo che tende sempre più a svilire il diritto di asilo. Infatti, l’aumento dell’elenco dei Paesi di origine sicura fa sì che sempre più richiedenti protezione internazionale siano sottoposti a procedura accelerata, con conseguenti restrizioni delle garanzie sia a livello amministrativo che di difesa giudiziaria in caso di rigetto della domanda».

Commenta ancora l’ASGI: «Osservando i recenti dati, sembrerebbe che il Governo abbia classificato come “sicuri” i Paesi da cui provengono più richiedenti asilo, basandosi principalmente, se non esclusivamente, sull’incremento delle domande di asilo nell’ultimo anno. Al contrario, pare che non si sia tenuto in alcun conto di comprovate situazioni di instabilità e/o di violazione dei diritti umani tanto nei nuovi Paesi aggiunti, quanto in quelli che erano già presenti all’interno dell’elenco (su tutti la conferma della Tunisia), che avrebbero comportato la necessità di escludere alcuni Stati».

Omissis

Il Governo non ha pubblicato le proprie motivazioni per l’inclusione dei Paesi new entry e per la conferma di quelli già in lista: da qui, l’istanza di accesso civico generalizzato al MAECI da parte dell’ASGI.

L’associazione ha ottenuto, oltre a una risposta del direttore generale con competenza sulle politiche migratorie e a una nota ministeriale interna, le schede Paese ufficiali dei 22 Paesi “sicuri”. Tutti questi documenti sono ora disponibili on line, e però le schede contengono vari omissis: il MAECI li motiva con l’esigenza di tutelare le «relazioni internazionali», ma per l’ASGI impediscono di comprendere aspetti cruciali di alcuni Paesi.

Inoltre la nota trasmessa dal Ministero «non chiarisce le motivazioni che hanno portato alla conferma e all’introduzione di nuovi Paesi di origine sicura, poiché fa a sua volta riferimento ad altri due appunti…  tramite i quali dovrebbero essere contenute le proposte della Direzione generale del MAECI in merito all’inserimento di Bangladesh, Camerun, Colombia, Perù e Sri Lanka, e viene inoltre citata una lettera… inviata dal ministero dell’Interno al MAECI con la specifica richiesta di inserire tra i Paesi di origine sicuri anche l’Egitto». Tre documenti che il MAECI non ha fatto avere all’ASGI, malgrado l’associazione di giuristi avesse espressamente richiesto, fra l’altro, anche «ulteriori documenti in possesso della ricevente amministrazione che hanno condotto all’accertamento del carattere “sicuro” dei Paesi indicati nella lista».

Collegamento

Egitto, tre anni di carcere per una maglietta contro la tortura (Amnesty International, 27 giugno 2024)

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