Con un anno di ritardo l’Italia ha recepito la direttiva dell’Unione europea che stabilisce la concessione di permessi di protezione temporanea per i lavoratori migranti “irregolari” che denunciano i loro sfruttatori.
Il governo Monti «ha approvato in via definitiva, su proposta del Ministro per gli affari europei e del Ministro del lavoro, il decreto legislativo che recepisce la normativa comunitaria in materia di sanzioni e provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare».
Per il momento, di “definitivo” ci sono queste righe del comunicato emesso da Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri dello scorso 6 luglio. Però il decreto è importante: l’Italia ha recepito con un anno di ritardo (ma il termine ultimo per l’entrata in vigore dei provvedimenti necessari era il 20 luglio 2011…) la direttiva 2009/52/CE sullo sfruttamento in nero di lavoratori extracomuniari irregolari.
Tra l’altro la direttiva contempla esplicitamente l’«agevolazione delle denunce» di sfruttamento. Agli Stati membri, infatti, si chiede di definire «le condizioni alle quali possono essere concessi, caso per caso, permessi di soggiorno di durata limitata, commisurata a quella dei relativi procedimenti nazionali, ai cittadini di Paesi terzi implicati, con modalità comparabili a quelle applicabili ai cittadini di Paesi terzi rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva 2004/81/CE». Quest’ultima direttiva riguarda i permessi di soggiorno “umanitari” per i cittadini di paesi terzi vittime della tratta che si ribellano ai loro sfruttatori.
In pratica, il decreto legislativo italiano dovrà prevedere la concessione di permessi di protezione temporanea per i lavoratori migranti “irregolari” che denunceranno i loro sfruttatori.
«Il decreto legislativo oltre ad adeguare la normativa italiana a quella europea, raggiunge un obiettivo fondamentale: mettere al centro del mercato del lavoro il contratto, quale strumento che da sempre tutela la persona che lavora sia in termini retributivi che previdenziali, ma anche di sicurezza», ha commentato mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes.
Mons. Perego ha aggiunto: «Non si può interpretare l’attuale mercato del lavoro (dalle esigenze in agricoltura a quelle del turismo, dalla pesca all’artigianato fino al mondo dei servizi alla persona) con un solo decreto flussi annuale unitamente a un altro per gli stagionali. In questo senso, ancora una volta, quest’azione contro il lavoro nero diventa un’occasione importante per ripensare effettivamente la modalità con cui fare incontrare domande e offerte di lavoro. Inoltre, il decreto porta un altro importante tassello anche all’interno di una lotta allo sfruttamento del lavoro che, non dimentichiamo, è legato ad un sistema tante volte mafioso, di traffico, di caporalato, di controllo dei prezzi del mercato».
Collegamenti
Le richieste “tecniche” dell’Oim
Le “ultime” di cronaca dalla “Rosarno del Nord” (da Migrantitorino.it)
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