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Rapporto sulla protezione 2014/ 1: “Vogliamo un sistema unico d’accoglienza”, chiedono Migrantes, Anci, Caritas, Cittalia e Sprar

Anci, Caritas, Cittalia, Migrantes e Servizio centrale dello Sprar presentano in queste ore a Roma, in collaborazione con l’Unhcr, il “Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014″. L’obiettivo è contribuire alla realizzazione di un «sistema unico di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati» nel nostro Paese. Fra le “raccomandazioni” del “Rapporto”: sono necessarie linee guida europee per la gestione degli ingressi nel territorio dell’Ue; è urgente la revisione del Regolamento di Dublino; è necessario, finalmente, dar vita a un sistema unico di accoglienza in Italia, con standard unici e capace di accogliere nello Sprar tutti i minori non accompagnati; è indispensabile adottare programmi nazionali e regionali per l’inserimento sociale e lavorativo dei rifugiati, per non vanificare lo sforzo profuso nell’accoglienza.
«Partendo dall’analisi del ruolo dello Stato, degli Enti locali e del Terzo settore rispetto all’asilo e all’accoglienza dei titolari di protezione internazionale, si intende fare il punto su come, nel corso degli anni, si stia sviluppando l’accoglienza integrata nel nostro Paese e su come il fenomeno delle migrazioni riguardi un numero sempre più ampio di soggetti vulnerabili, come minori stranieri, apolidi e vittime di tratta, le cui condizioni spesso si intrecciano con quelle dei rifugiati»: il primo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014, che viene presentato in queste ore a Roma, è un contributo di chiarezza e di proposta che esce in giorni di smarrimento e di semplificazioni interessate (vedi i fatti di Tor Sapienza, a Roma) e dopo l’ennesima estate di “emergenza” nel Canale di Sicilia.
Il Rapporto è nato da un lavoro d’équipe che ha coinvolto l’Anci (l’Associazione del Comuni italiani), la Caritas italiana, la fondazione Cittalia dell’Anci, la fondazione Migrantes e il Servizio centrale dello Sprar in collaborazione con Unhcr. L’obiettivo: contribuire alla realizzazione di un sistema unico di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati nel nostro Paese, in un anno nel quale si sono registrati i valori più elevati di migrazione forzata dai primi anni ’90.
I capitoli della pubblicazione sono quattro, dedicati rispettivamente al tema dell’asilo tra Stato e Terzo settore, al fenomeno dei richiedenti protezione internazionale in Italia e al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (lo Sprar, ma anche le altre forme di accoglienza più o meno “parallele”), alle persone particolarmente vulnerabili (apolidi, vittime di tratta e minori stranieri richiedenti asilo) e al flusso delle migrazioni forzate a livello internazionale.

La rete Sprar a quota 20 mila posti

Se i progetti di accoglienza nell’ambito della rete Sprar nel 2013 erano stati 151 con 128 enti
locali coinvolti e 3.000 posti finanziati, a cui si sono aggiunti altri 6.402 posti straordinari, per il triennio 2014-2016 invece risultano finanziati 456 progetti, di cui 367 destinati all’accoglienza di beneficiari appartenenti
alle categorie ordinarie, 32 destinati a beneficiari con disagio mentale o disabilità e 57 destinati a minori stranieri non accompagnati. Tali progetti hanno reso disponibili 13.020 posti di accoglienza, a cui si aggiungono 6.490 posti aggiuntivi.

Cliccare per ingrandire (fonte Rapporto sulla protezione 2014).

Gli enti locali titolari di progetto sono stati 415, di cui 375 Comuni (compresi Ambiti territoriali e sociali, Consorzi intercomunali, Società della salute e Comunità montane), 30 Province e 10 unioni di Comuni.

Nel 2013, a fronte di 10.381 posti finanziati, erano stati accolti 12.631 beneficiari, 4.808 persone in più rispetto al 2012. Mentre nel solo primo semestre del 2014 sono stati accolti 10.852 beneficiari, di cui 10.325 ordinari, 132 beneficiari con disagio mentale o disabilità e 395 minori stranieri non accompagnati.

Tra gli accolti il 63% è richiedente protezione internazionale, mentre i restanti sono titolari di una forma di protezione (per il 13% umanitaria, per il 12% sussidiaria; il restante 12% ha ottenuto lo status di rifugiato).

Fra i beneficiari la fascia d’età maggiormente rappresentata è quella che va dai 18 ai 25 anni, con una percentuale del 45%; mentre le persone fra i 26 e i 30 anni si attestano sul 22%. La somma di queste due fasce di età rappresenta il 67% del totale degli accolti. A seguire vi è poi la fascia di età compresa fra i 31 e i 35 anni e quella compresa fra i 36 e i 40 anni. L’insieme delle persone con un’età compresa fra i 18 e i 40 anni rappresenta il 90% del totale. I dati relativi al primo semestre del 2014 confermano la crescita del numero di accolti che rientrano nella fascia d’età che va dai 18 ai 25 anni.

I servizi erogati nell’ambito dei progetti territoriali Sprar: i beneficiari complessivi sono stati 48.231 con servizi che riguardano soprattutto l’assistenza sanitaria (21%), la mediazione linguistico-culturale (16%), l’assistenza sociale (15%), le attività multiculturali (12%), l’inserimento lavorativo (11%) e l’orientamento legale (9%).

Minori non accompagnati: cambia la provenienza, scende l’età

I minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo (i cosiddetti Msnara) accolti nella rete dello Sprar provengono soprattutto dal Gambia che si colloca al primo posto con il 29%, seguito da Senegal (13%), Nigeria (10%), Mali, Egitto, Eritrea, Bangladesh, Ghana e Afghanistan.

«Da questi dati parziali relativi al primo semestre del 2014, si evince una netta differenza rispetto agli anni precedenti, in cui la nazionalità afghana era quella prevalente, assieme alla bengalese e alla pakistana. I minori accolti sono quasi tutti di sesso maschile e per lo più compresi nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni, che rappresenta il 65%».

Inoltre, «rispetto al 2013 sembra manifestarsi un nuovo abbassamento dell’età media, giacché risultano presenti casi di minori tra gli 11 e i 13 anni (sebbene costituiscano l’1%) e aumentati i minori tra i 14 ei 15 anni (17%)».

Cliccare per ingrandire (fonte Rapporto sulla protezione 2014).

Quasi tutti questi ragazzi sono arrivati in Italia in uno “sbarco” (91%), dato che innalza il trend di crescita degli ultimi anni. Residuali invece l’ingresso tramite le frontiere terrestri (4%), portuali (3%) e aeroportuali (1%).

I principali servizi offerti ai Msnara accolti: attività multiculturali, assistenza sanitaria, mediazione linguistico-culturale, assistenza sociale, pratiche per l’inserimento lavorativo e orientamento/informazione legale.

Raccomandazioni: Dublino, standard unici, minori, inserimento…

Tenendo conto della “specificità italiana”, il Rapporto formula anche una serie di raccomandazioni, fra le quali: servono linee guida comuni europee per la gestione degli ingressi di richiedenti asilo nel territorio dell’Ue; è urgente una revisione del Regolamento di Dublino; a livello nazionale è necessario dar vita ad un unico sistema nazionale di accoglienza che superi «la dicotomia tra prima e seconda accoglienza, che in termini operativi si è tradotta in differenti obiettivi tra l’uno e l’altro livello, nonché in standard d’intervento differenziati, con una propensione alla “bassa soglia” nella fase di prima accoglienza».

In particolare, per il sistema unico d’accoglienza il Rapporto richiede 1) «l’adozione di standard unici in ogni contesto di accoglienza, strutturale o straordinario che sia (Cara, “Hub“, Sprar, centri polifunzionali cittadini, centri attivati in maniera temporanea per rispondere a eventuali “emergenze” nella gestione degli arrivi), a partire dalle linee guida dello Sprar»; e 2) «la ricomposizione dell’accoglienza di tutti i minori stranieri non accompagnati nell’ambito dello Sprar».

Infine, avvertono Anci, Cittalia, Caritas, Migrantes, Servizio centrale e Unhcr, «a nulla può giovare l’esponenziale aumento della capienza della rete dell’accoglienza (così come accaduto nel 2014 con lo Sprar, passato da 3.000 a oltre 20.000 posti), qualora non vengano previste a livello regionale e nazionale politiche, strategie e programmi tali da facilitare l’inserimento sociale ed economico di richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria».

Allegato

 La sintesi del Rapporto (file .pdf 2,12 mbyte)

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