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Rapporto sulla protezione 2014/ 2: apolidi e tratta delle persone, due focus sui “vulnerabili”

Il “Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014” presentato oggi a Roma dedica due focus ad altrettante categorie di “soggetti vulnerabili”: gli apolidi e le vittime di tratta, le cui condizioni si intrecciano sempre più di frequente con quelle dei rifugiati e richiedenti asilo. Solo 12 Paesi al mondo hanno adottato una procedura per il riconoscimento dell’apolidia: fra loro c’è l’Italia. Ma nel nostro Paese i permessi rilasciati per l'”art. 18″ sono appena 800-1.000 l’anno, e sono scesi a 520 nel 2012.
 

Apolidi si nasce, o si diventa

Si può nascere apolidi oppure si può diventarlo, quando si perde la propria cittadinanza senza riuscire ad acquisirne una nuova; in più fra le cause del fenomeno ci sono normative discriminatorie nei confronti delle donne: ad esempio, sono ben 27 i Paesi al mondo dove la trasmissione della cittadinanza per via materna non avviene in condizioni paritarie rispetto a quella paterna.
 

Due sono oggi gli strumenti a livello internazionale per la tutela degli apolidi, persone spesso relegate in condizioni di marginalità e precarietà: il primo è la Convenzione sullo statuto delle persone apolidi adottata a New York il 28 settembre 1954, mentre il secondo è la Convenzione per la riduzione dell’apolidia, adottata il 30 agosto 1961.
 
La Convenzione del 1954 che, negli ultimi tra anni è passata da 65 a 82 Stati firmatari, stabilisce la definizione di apolidia senza però definire un procedimento per il riconoscimento.
 
Solo 12 Paesi al mondo hanno adottato una procedura per il riconoscimento di tale status, e fra questi c’è l’Italia. Nel nostro Paese la procedura passa attraverso un procedimento amministrativo oppure attraverso un’azione giudiziale di fronte al giudice ordinario.
 
Ma quanti sono agli apolidi nel nostro Paese? Non si sa con certezza. Secondo gli ultimi dati Istat del 2014, quelli iscritti alle anagrafi sarebbero 583. Secondo stime della Comunità di Sant’Egidio, si tratterebbe addirittura di circa 15.000 persone provenienti dalla ex Jugoslavia. Invece, il ministero dell’Istruzione ha censito 246 studenti apolidi nell’anno scolastico 2012-2013.

Protezione dalla tratta: legge all’avanguardia, cifre a scartamento ridotto

Contro la tratta l’Italia dispone di strumenti normativi sia per la tutela delle persone sia per il contrasto alla criminalità che rappresentano tuttora un punto di riferimento in Europa: è il caso dello speciale permesso di soggiorno previsto dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione (il Dlgs 286/98).
 
I permessi rilasciati hanno però oscillato solo fra le 800 e le 1.000 unità l’anno, sino a scendere nel 2012 intorno alle 520 unità. «Questo scarso risultato pone seri dubbi circa l’attualità di questo strumento – commenta il Rapporto -, soprattutto a fronte del massivo ricorso al canale della protezione internazionale da parte delle potenziali vittime di tratta. Contemporaneamente si pone l’esigenza, nella procedura d’asilo, di riuscire ad intercettare queste situazioni di grande vulnerabilità e di prevedere le forme di intervento più adeguate».
 

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