di Chiara Cestari
E’ aperto il nuovo centro Frantz Fanon che continua a sviluppare interventi clinici nel campo della salute mentale dei migranti. Si trova oggi presso il numero 3 di via San Francesco d’Assisi a Torino, nel cuore del “quadrilatero romano”: un cambiamento di sede inevitabile, dopo la risoluzione del contratto di affitto tra l’ASL e il proprietario dei locali dove il centro operava.In poche settimane quindi il centro Fanon si è ritrovato a dover elaborare un piano B per poter continuare la propria attività di sostegno psicologico e psichiatrico rivolto alla popolazione immigrata, alle vittime di tortura e ai richiedenti asilo. Si tratta di un’attività che, dal settembre 2009 era portata avanti presso i locali dell’ASL T01 in via Vassalli Eandi, sede, tra l’altro, di altri servizi (Centro diurno e Gruppo Residenze del Dipartimento di Salute Mentale) per i quali sono state trovate, seppur a fatica, delle alternative. Il centro Fanon si è invece ritrovato solo ad affrontare questo imprevisto. E’ partita la ricerca di nuovi locali, si è avviata una raccolta fondi e il tutto pare essere andato a buon fine. All’inaugurazione del centro, avvenuta alcuni giorni fa, sono intervenuti in tanti, segno di quanto il “Franz Fanon” abbia inciso in questi anni nella realtà dei migranti (e non solo) torinesi. La serata, guidata da Roberto Beneduce, è stata l’occasione per ascoltare l’antropologa iraniana Fariba Adelkha, che ha presentato il suo documentario “Pellegrinaggio a Damasco” , e il politologo marocchino Mohamed Tozy. Nonostante l’entusiasmo per l’apertura del centro, nessuno si nasconde che i problemi per mantenere vivo e aperto questo luogo fondamentale di cura, ascolto, sostegno e incontro sono ancora tanti e che servirà il sostegno di molti perchè Torino non si privi di questo importante punto di riferimento.
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