Ancora una forte diminuzione, per il secondo anno consecutivo, dei richiedenti asilo che sono riusciti a presentare domanda di protezione nel nostro Paese. Il seguito di un grave declino degli esiti positivi fra i richiedenti esaminati dalle Commissioni territoriali (anche se quest’anno si segnalano “residui di protezione umanitaria”, senza però specificarne l’entità). La crescita di richiedenti arrivati dall’Asia rispetto all’Africa, ma anche della percentuale di donne e minori under 14. Sono le tendenze che emergono dai dati consolidati per il 2019 della Commissione nazionale asilo.
Nel 2019 i richiedenti asilo registrati in Italia sono stati circa 43.800, il 18% in meno rispetto al 2018, quando erano stati 53.600. Per la prima volta, in questo totale la Commissione nazionale per il diritto d’asilo ha distinto le domande ripetute (8.800) da quelle presentate per la prima volta (35 mila).
Le nazionalità principali fra tutti i richiedenti, nell’ordine: Pakistan, 8.700 persone, + 19% in rapporto al ’18, Nigeria, – 44%, Bangladesh, – 41%, El Salvador, + 46%, Perù, addirittura + 308%, Ucraina, – 27%, Senegal, – 41%, Marocco, – 8%, Albania, + 56% e Venezuela, ancora + 56%. Per quanto su una scala numerica più ridotta, si segnalano forti aumenti anche dall’India, dall’Irak, dalla Colombia, dall’Egitto e dall’Afghanistan.
Il blocco, o semi-blocco, della “rotta” del Mediterraneo centrale ha fatto sì che, per la prima volta, la “storica” prevalenza di richiedenti asilo fuggiti dall’Africa sia stata sostituita da quella asiatica: 39% del totale i richiedenti asiatici nel 2019, contro il 31% di africani: nel 2018 questi ultimi costituivano ancora il 47%, nel ’17 il 71% e nel ’16 il 72%. Rispetto agli anni scorsi è cresciuta anche la componente americana, arrivata al 19% del totale.
Uno su quattro è donna
Fra i richiedenti protezione dell’anno scorso oltre uno su quattro è donna, 27% del totale, una percentuale in netta crescita rispetto al ’18, 22%, ma linea con un aumento che dura da anni: 2017, 16%, 2016, 15% e 2015, 12%.
I dati ufficiali italiani confermano al rialzo i dati Eurostat dei giorni scorsi sul forte aumento di minori under 14, che nel 2019 hanno totalizzato il 12% di tutti i richiedenti asilo, contro l’1% scarso registrato l’anno prima. In termini assoluti, si tratta di oltre 5.200 bambini e ragazzi per l’anno scorso, contro il centinaio registrato nel 2018.
Esiti positivi, tra declino e “residui”
Nel 2019 le Commissioni territoriali hanno esaminato poco meno di 95.100 richiedenti (v. la tabella in testa alla news; erano stati 95.600 nel ’18). Due su tre hanno ricevuto un diniego (il 65%, contro il 59% del 2018, il 52% del ’17, il 56% del ’16 e il 53% del ’15), senza contare le domande respinte per “irreperibilità” e per “altro esito”.
Quest’ultima voce, peraltro, è molto più numerosa rispetto al passato (più di 6.600 casi, oltre il decuplo rispetto al ’18 e al ’17), perché comprende quest’anno anche i «residui» (sic) della protezione umanitaria abolita dal primo “decreto sicurezza”, di cui però la Commissione nazionale non scorpora la cifra esatta, a quanto sembra dell’ordine delle migliaia.
Fra gli esiti positivi “veri e propri” si contano invece poco più di 600 riconoscimenti della nuova “protezione speciale” (l’1% scarso del totale dei richiedenti esaminati), circa 6.900 protezioni sussidiarie (7%) e 10.700 status di rifugiato (11%), per un totale sotto le 18.300 persone.
Anche quest’anno persistono forti differenze di giudizio se si guarda alle decisioni delle singole Commissioni territoriali (v. nella tabella qui sopra).
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