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“Salvare vite non è reato”: in Francia hanno iniziato a riconoscerlo anche i tribunali

«Vogliamo decriminalizzare la solidarietà», affermano fra l’altro coloro che sottoscrivono l’iniziativa civica europea Welcoming Europe. E in Francia, dopo  il Conseil constitutionnel, sui reati di solidarietà hanno iniziato a dar loro ragione anche i tribunali.

 

Assolta: Martine Landry (foto Amnesty International 2018).

Luglio 2017: la polizia italiana rispedisce in Francia, a piedi, due ragazzi stranieri di 15 anni. Lo stesso giorno Martine Landry, 73 anni, attivista di Amnesty International Francia e impegnata in una missione di osservazione sui migranti e i rifugiati, li incontra in territorio francese,  sul confine di Mentone-Ventimiglia, per riaccompagnarli alla polizia di frontiera. Porta con sé i documenti che certificano la domanda di presa in carico da parte dell’Aide sociale à l’enfance (ASE). Per questo gesto la signora Landry è finita davanti a un tribunale francese per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, rischiando fino a cinque anni di carcere e una multa 30 mila euro. Per fortuna qualche giorno fa, a un anno da quei fatti, il tribunale di Nizza l’ha assolta.

Sempre in Francia, di più vasta portata è stata a inizio luglio (il 6) la Decisione del Conseil Constitutionnel, l’equivalente della nostra Corte costituzionale, che ha dichiarato in sostanza illegittimo di fronte alla Costituzione il cosiddetto “reato di solidarietà”.

Il riferimento era al caso-simbolo dell’agricoltore di Breil-sur-Roya Cédric Herrou. Herrou nel ’17 era stato condannato a quattro mesi di carcere (sia pure con la condizionale) per aver accompagnato numerosi migranti dalla frontiera alla sua fattoria. Ma il Conseil Constitutionnel ha sancito che dal principio costituzionale della «fraternité» deriva «la libertà di aiutare gli altri con fini umanitari senza l’obbligo di considerare la regolarità di soggiorno sul territorio nazionale».

La Decisione d’oltralpe ha accolto “in anticipo” una delle richieste che l’“iniziativa dei cittadini europei” Welcoming Europe intende sottoporre alle istituzioni dell’Unione Europea con una grande raccolta di firme sino a febbraio 2019: la richiesta sulla “decriminalizzazione” della solidarietà (v. riquadri qui sotto), dall’ospitalità e dall’appoggio ai migranti nelle zone di confine sino, in Italia, alla questione della progressiva delegittimazione delle navi delle ONG che salvano vite nel Mediterraneo centrale.

Welcoming Europe, le tre richieste

  • Salvare vite non è reato. Vogliamo decriminalizzare la solidarietà. In ben 12 Paesi dell’Unione Europea distribuire alimenti e bevande, dare un passaggio, comprare un biglietto o ospitare un migrante sono comportamenti per cui è possibile ricevere una multa o addirittura essere arrestati dalle autorità. Punire questi comportamenti significa punire l’aiuto umanitario e riconoscere il reato di solidarietà.
  • Liberi di accogliere i rifugiati Vogliamo creare passaggi sicuri. I migranti sfruttati spesso non sporgono denuncia perché corrono il rischio di essere arrestati, detenuti e rimpatriati a causa della loro condizione irregolare e perché incontrano difficoltà nel fornire delle prove e ricevere effettivamente un risarcimento e spesso non hanno accesso all’assistenza legale.
  • I diritti umani sono inviolabili. Vogliamo proteggere. Molti migranti sono vittime di sfruttamento lavorativo, abusi o violazioni dei diritti umani, in particolare alle frontiere, ma trovano grandi difficoltà nell’accesso alla giustizia. Eppure tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione, devono essere tutelate.

Fonte: campagna per l’iniziativa civica europea Welcoming Europe

 

Il “reato di solidarietà” in Francia

Il “reato di solidarietà”, in quanto tale, nell’ordinamento francese non esiste. Tuttavia si fa riferimento all’art. 622, comma 1, del Codice di ingresso, soggiorno e del diritto d’asilo degli stranieri (CESEDA), che dispone che “ogni persona che, con aiuti diretti o indiretti, facilita o tenta di facilitare l’ingresso, la circolazione o il soggiorno irregolare di uno straniero in Francia”, rischia fino a 5 anni di reclusione e una multa di 30.000 euro. Lo stesso articolo, al comma 4, prevede ad alcune condizioni delle esenzioni, le cosiddette “immunités humanitaires”, ovvero nel caso sussista una situazione di pericolo attuale ed imminente che renda necessario l’aiuto prestato per salvaguardare la persona dello straniero, a condizione che non vi sia sproporzione tra i mezzi utilizzati dal soccorritore e la gravità della minaccia e che tra le parti non sia stato pattuito un corrispettivo diretto o indiretto. Così formulato però (almeno fino alla Decisione del Conseil Constitutionnel del luglio 2018), l’articolo è caratterizzato da elementi di imprecisione ed indeterminatezza.

Fonte: la scheda “Reati di solidarietà” del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017

Collegamenti

Welcoming Europe, le news e gli appuntamenti giorno per giorno 

Il reato di solidarietà non esiste, in Italia come in Francia (da Vita, luglio 2018)

 

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