«Vogliamo decriminalizzare la solidarietà», affermano fra l’altro coloro che sottoscrivono l’iniziativa civica europea Welcoming Europe. E in Francia, dopo il Conseil constitutionnel, sui reati di solidarietà hanno iniziato a dar loro ragione anche i tribunali.
Luglio 2017: la polizia italiana rispedisce in Francia, a piedi, due ragazzi stranieri di 15 anni. Lo stesso giorno Martine Landry, 73 anni, attivista di Amnesty International Francia e impegnata in una missione di osservazione sui migranti e i rifugiati, li incontra in territorio francese, sul confine di Mentone-Ventimiglia, per riaccompagnarli alla polizia di frontiera. Porta con sé i documenti che certificano la domanda di presa in carico da parte dell’Aide sociale à l’enfance (ASE). Per questo gesto la signora Landry è finita davanti a un tribunale francese per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, rischiando fino a cinque anni di carcere e una multa 30 mila euro. Per fortuna qualche giorno fa, a un anno da quei fatti, il tribunale di Nizza l’ha assolta.
Sempre in Francia, di più vasta portata è stata a inizio luglio (il 6) la Decisione del Conseil Constitutionnel, l’equivalente della nostra Corte costituzionale, che ha dichiarato in sostanza illegittimo di fronte alla Costituzione il cosiddetto “reato di solidarietà”.
Il riferimento era al caso-simbolo dell’agricoltore di Breil-sur-Roya Cédric Herrou. Herrou nel ’17 era stato condannato a quattro mesi di carcere (sia pure con la condizionale) per aver accompagnato numerosi migranti dalla frontiera alla sua fattoria. Ma il Conseil Constitutionnel ha sancito che dal principio costituzionale della «fraternité» deriva «la libertà di aiutare gli altri con fini umanitari senza l’obbligo di considerare la regolarità di soggiorno sul territorio nazionale».
La Decisione d’oltralpe ha accolto “in anticipo” una delle richieste che l’“iniziativa dei cittadini europei” Welcoming Europe intende sottoporre alle istituzioni dell’Unione Europea con una grande raccolta di firme sino a febbraio 2019: la richiesta sulla “decriminalizzazione” della solidarietà (v. riquadri qui sotto), dall’ospitalità e dall’appoggio ai migranti nelle zone di confine sino, in Italia, alla questione della progressiva delegittimazione delle navi delle ONG che salvano vite nel Mediterraneo centrale.
Welcoming Europe, le tre richieste
Fonte: campagna per l’iniziativa civica europea Welcoming Europe |
Il “reato di solidarietà” in FranciaIl “reato di solidarietà”, in quanto tale, nell’ordinamento francese non esiste. Tuttavia si fa riferimento all’art. 622, comma 1, del Codice di ingresso, soggiorno e del diritto d’asilo degli stranieri (CESEDA), che dispone che “ogni persona che, con aiuti diretti o indiretti, facilita o tenta di facilitare l’ingresso, la circolazione o il soggiorno irregolare di uno straniero in Francia”, rischia fino a 5 anni di reclusione e una multa di 30.000 euro. Lo stesso articolo, al comma 4, prevede ad alcune condizioni delle esenzioni, le cosiddette “immunités humanitaires”, ovvero nel caso sussista una situazione di pericolo attuale ed imminente che renda necessario l’aiuto prestato per salvaguardare la persona dello straniero, a condizione che non vi sia sproporzione tra i mezzi utilizzati dal soccorritore e la gravità della minaccia e che tra le parti non sia stato pattuito un corrispettivo diretto o indiretto. Così formulato però (almeno fino alla Decisione del Conseil Constitutionnel del luglio 2018), l’articolo è caratterizzato da elementi di imprecisione ed indeterminatezza. Fonte: la scheda “Reati di solidarietà” del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017 |
Collegamenti
Welcoming Europe, le news e gli appuntamenti giorno per giorno
Il reato di solidarietà non esiste, in Italia come in Francia (da Vita, luglio 2018)
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