Sanperè! Venisse il fulmine – di Francesca Frigo – Documentario – Italia 2013
Un anno in uno dei centri di accoglienza nati nel 2011, l’anno dell’emergenza Nord Africa. Un anno negli spazi, dentro e fuori, del centro strutturatosi nella cittadina di Caramagna (Piemonte). Ospiti del centro alcuni africani, provenienti dalla Libia in guerra, attesa di ricevere quel permesso di soggiorno di cui si ha bisogno per vivere nella legalità dell’Europa.
Sanperè! Venisse il fulmine è un lungo dialogo aperto, senza intromissioni esterne – la documentarista non interviene, rimandendo fisicamente vicino, con la telecamera, agli ospiti del centro di Caramagna ma non invadendo mai con la sua presenza. Il documentario ruota intorno ai discorsi, alle confidenze, alle chiacchiere quotidiane di uomini che non erano amici e che si trovano a condividere uno spazio e un mondo sconosciuto.
Gli spettatori ascoltano così i discorsi di giovani migrati in attesa di regolarizzazione che provano a interpretare, giudicare, classificare la realtà italiana e la loro situazione personale di uomini. Parlano di varie tematiche: le ragazze, le differenze culturali, il lavoro, il futuro, il razzismo, la politica ed anche le loro storie di vita. Questo inizia a mostrare quanto ci sia da raccontare oltre alle storie di viaggio della speranza, dolori e miserie dei profughi dell”Emergenza Nord Africa”.
Le parole viaggiano tra un discorso e l’altro ed inevitabilmente si arriva ai viaggi che gli ospiti del centro hanno dovuto affrontare, prima e dopo che la guerra scoppiasse in Libia. Le ragioni per cui sono scappati vengono appena accennate nel film, quasi che per la regista fosse un argomento già ampiamente sviscerato altrove e per questo il passato resta tangibile ma lascia spazio alla quotidianità di queste persone come a ricordare la loro normalità.
La regista ha seguito gli ospiti per un periodo di lunga permanenza presso i centri di accoglienza, sino allo sgombero dai centri stessi con tanto di assegnazione di 500€ a ciascun rifugiato. Sanperè – Venisse il fulmine si conclude con una breve ma chiara didascalia che illustra la situazione attuale e l’approccio del Governo all’epoca dei fatti: una volta consegnati i 500€ e un permesso di soggiorno, anche a coloro che avevano ricevuto il diniego, il Governo aveva pensato di poter ritenere chiusa l”Emergenza Nord Africa” ma la regista specifica che la maggior parte dei rifugiati, dopo aver provato a lavorare in altri paesi dell’Unione Europea sono dovuti rientrare in Italia date le caratteristiche del permesso di soggiorno che avevano, che non permetteva loro di lavorare all’estero.
Alcune di queste persone sono finite nella “Guantanamo” di Saluzzo, dove per qualche mese dell’anno hanno raccolto dei frutti in condizioni di sfruttamento, ormai palesi.
1 Comment
Conosco personalmente sia Francesca Frigo sia alcuni ragazzi protagonisti del documentario,quindi conosco bene il loro vissuto.Ho apprezzato il taglio che Francesca ha voluto dare al lavoro.Semplicemente la presenza sullo schermo dei ragazzi con le loro paure,le loro ansie per il futuro,con la delusione del presente e con il rimpianto del passato…,nonostante questo riescono ad avere momenti anche di tranquillità o serenità giocando a calcio,a dama,o parlando di donne con i compagni di sventura.Ovviamente anch’io ho avuto,durante la visione,sentimenti contrastanti,sono passata dal sorriso per qualche dialogo,alla risata,al (xchè no)pianto ma soprattutto sono uscita con un sentimento d rabbia e di impotenza nei confronti della politica e della società che si dimentica di queste persone che,potrebbero essere una ricchezza per tutti noi……,grazie a Francesca per averci aiutato a capire che non possiamo rimanere indifferenti… !