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Se i 100 morti del naufragio finiscono a pagina undici

L’editoriale di Ferdinando Camon su Avvenire dopo il disastro del 25 luglio. «Il non-sapere facilita il non-ricordare, il non conservare. Questo mega-naufragio non c’è nel nostro cervello. Il nostro cervello è sgombro. Pronto per ricevere un altro grande naufragio, e liberarsene in fretta».

«C’è stato un grande naufragio nel Mediterraneo: i morti annegati si calcolano in oltre 100, i tratti in salvo oltre 120. Non è una notizia da prima pagina? Non è la notizia d’apertura? Se con la principale notizia il lettore inaugura la sua giornata, e trova il senso della storia che sta attraversando, l’annegamento di un centinaio di migranti, nel tentativo di uscire da un continente ed entrare in un altro, non è la chiave per capire il più grande evento del nostro tempo, lo spostamento dei popoli, l’abbandono di continenti? E se questa notizia non è nella prima pagina di un grande giornale, dove lascia lo spazio alla litigata tra due ministri, non significa che per quel giornale la morte tragica di cento miserabili del Terzo o Quarto Mondo conta meno dello scontro verbale di due nostri governanti?».

Cliccare per ingrandire: gli arrivi via mare e i morti (stima minima) nel Mediterraneo in questo 2019 fino al 24 luglio, alla vigilia del disastro del 25 (fonte OIM).

Lo ha scritto Ferdinando Camon su Avvenire di domenica 28. «Un ministro leghista è stato sprezzante verso il presidente del Consiglio – continuava il giornalista e scrittore -. Hanno urlato, hanno pregato, hanno pianto, i cento che annegavano nel Mare Nostro? Li ascolteremo a pagina 11, intanto ascoltiamo gli sfottò da ministro a ministro nel nostro governo. Dei cento che sono morti, alcuni o tanti sono morti pazzi o in delirio? Può darsi, ma intanto pensiamo a quanto soffrono i turisti e i residenti nella Parigi che tocca i 40 gradi. Parigini e turisti sono ‘i nostri’, i morenti nel Mediterraneo sono ‘gli altri’. Si può fermarli questi naufragi? E come? I giornali non si pongono la domanda, si pongono un’altra domanda: ‘Salvini si può battere?’. La risposta è ‘Sì’, e la spiegazione s’allunga a tutta pagina: ‘Ecco come’…».

Conclusione: «Questa indifferenza rende possibile, anzi facile, lo stillicidio dei mini-naufragi, ce ne sono ogni settimana, piccole barchette con poche persone che non arrivano a destinazione e nessuno ne sa niente, né là dove son partite né là dove dovevano arrivare, dunque spariscono ed è come se non fossero mai esistite. Ma questa indifferenza rende possibile anche il, per fortuna raro, mega-naufragio, con cento morti o più, ingoiati dalle acque, non sappiamo come e perché. Il non-sapere facilita il non-ricordare, il non conservare. Questo mega-naufragio non c’è nel nostro cervello. Il nostro cervello è sgombro. Pronto per ricevere un altro grande naufragio, e liberarsene in fretta».

Collegamenti

L’editoriale integrale (Avvenire.it, 28 luglio 2019)

Il più grave disastro del 2019 (UNHCR, 26 luglio 2019)

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1 Comment

  1. Indecente.
    E’ l’unica parola che mi esce pensando a quel terribile giorno:'((


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