L’editoriale di Ferdinando Camon su Avvenire dopo il disastro del 25 luglio. «Il non-sapere facilita il non-ricordare, il non conservare. Questo mega-naufragio non c’è nel nostro cervello. Il nostro cervello è sgombro. Pronto per ricevere un altro grande naufragio, e liberarsene in fretta».
«C’è stato un grande naufragio nel Mediterraneo: i morti annegati si calcolano in oltre 100, i tratti in salvo oltre 120. Non è una notizia da prima pagina? Non è la notizia d’apertura? Se con la principale notizia il lettore inaugura la sua giornata, e trova il senso della storia che sta attraversando, l’annegamento di un centinaio di migranti, nel tentativo di uscire da un continente ed entrare in un altro, non è la chiave per capire il più grande evento del nostro tempo, lo spostamento dei popoli, l’abbandono di continenti? E se questa notizia non è nella prima pagina di un grande giornale, dove lascia lo spazio alla litigata tra due ministri, non significa che per quel giornale la morte tragica di cento miserabili del Terzo o Quarto Mondo conta meno dello scontro verbale di due nostri governanti?».
Lo ha scritto Ferdinando Camon su Avvenire di domenica 28. «Un ministro leghista è stato sprezzante verso il presidente del Consiglio – continuava il giornalista e scrittore -. Hanno urlato, hanno pregato, hanno pianto, i cento che annegavano nel Mare Nostro? Li ascolteremo a pagina 11, intanto ascoltiamo gli sfottò da ministro a ministro nel nostro governo. Dei cento che sono morti, alcuni o tanti sono morti pazzi o in delirio? Può darsi, ma intanto pensiamo a quanto soffrono i turisti e i residenti nella Parigi che tocca i 40 gradi. Parigini e turisti sono ‘i nostri’, i morenti nel Mediterraneo sono ‘gli altri’. Si può fermarli questi naufragi? E come? I giornali non si pongono la domanda, si pongono un’altra domanda: ‘Salvini si può battere?’. La risposta è ‘Sì’, e la spiegazione s’allunga a tutta pagina: ‘Ecco come’…».
Conclusione: «Questa indifferenza rende possibile, anzi facile, lo stillicidio dei mini-naufragi, ce ne sono ogni settimana, piccole barchette con poche persone che non arrivano a destinazione e nessuno ne sa niente, né là dove son partite né là dove dovevano arrivare, dunque spariscono ed è come se non fossero mai esistite. Ma questa indifferenza rende possibile anche il, per fortuna raro, mega-naufragio, con cento morti o più, ingoiati dalle acque, non sappiamo come e perché. Il non-sapere facilita il non-ricordare, il non conservare. Questo mega-naufragio non c’è nel nostro cervello. Il nostro cervello è sgombro. Pronto per ricevere un altro grande naufragio, e liberarsene in fretta».
1 commento
Indecente.
E’ l’unica parola che mi esce pensando a quel terribile giorno:'((