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Archivio Tag: storie

Donne rifugiate. Dal Camerun all’Italia: “Oggi possiamo sognare, piano piano”

Per la sezione Le storie, Vie di fuga ha incontrato Colette Meffire, presidente dell’associazione Mosaico-Azioni per i rifugiati, a margine di un incontro su “Eredità coloniale, salute mentale e rivoluzione femminile” organizzato nell’ambito del Black History Month 2023 di Torino. Di origine camerunense, ha lasciato il suo Paese nel 2010.  

Dal Camerun all’Italia: “Oggi possiamo sognare, piano piano”

Vie di fuga ha incontrato Colette Meffire, presidente dell’associazione Mosaico-Azioni per i rifugiati, a margine di un incontro su “Eredità coloniale, salute mentale e rivoluzione femminile” organizzato nell’ambito del Black History Month 2023 di Torino. Di origine camerunense, rifugiata, vive in un comune dell’hinterland torinese e insegna lingue.   

La banalità del razzismo e la vicenda di Ali: una storia dalle Isole

L’esperienza di un giovane somalo che, costretto a fuggire dal suo paese, ha trovato sulle Isole greche protezione internazionale e, ben presto, un lavoro ben pagato presso un ufficio dell’UE. Un caso “ideale” di rapida integrazione. Ma anche lui ha incontrato una barriera forse ancora più insidiosa e umiliante di quelle economiche, burocratiche e linguistiche: un viscido rifiuto da parte della società alla quale è approdato.

L’isola dei giusti. Lesbo crocevia dell’umanità. L’ultimo libro di Daniele Biella

L’isola dei giusti. Lesbo crocevia dell’umanità – di Daniele Biella – Paoline – 2017 – pp. 158 Sette storie straordinarie di persone ordinarie per ricordare cosa sia la “normalità del bene”. Daniele Biella, già autore di Nawal. L’angelo dei profughi, ha presentato il suo secondo libro, L’isola dei giusti. Lesbo crocevia dell’umanità, alla trentesima edizione del Salone del Libro di Torino, dedicato quest’anno proprio al tema “Oltre il confine“. Pochi minuti prima della presentazione di Biella, in un’altra sala del Salone torinese, il giornalista Domenico Quirico lamentava il fallimento del giornalismo contemporaneo nel suscitare commozione, nell’incidere sulla sensibilità collettiva e nel creare quella coscienza di “dover essere uomini“. Un’incapacità di narrare storie ed eventi che porta spesso le persone ad avere “paura di uno che sbarca da una caravella fradicia e non ha niente“, ricorda Quirico. Parlare di confini allora, significa soprattutto parlare di come “i migranti sono i negatori viventi dei confini, li deridono, li immiseriscono” e raccontare di quei luoghi liminali, come Lesbo e Lampedusa, che più di altri hanno vissuto da sempre lo sfumarsi dei confini e il fluido avvicendarsi dell’umanità. Daniele Biella ha scelto di narrare sette storie straordinarie di persone ordinarie proprio dall’isola di Lesbo, in Grecia dove, tra le primavere del 2015 e del 2016, sono transitate circa 600 mila persone, “una cifra sette volte superiore agli 85 mila abitanti dell’isola“. Lesbo è “crocevia dell’umanità”, non solo dei nostri giorni, ma fin dal 1922 quando, con la fine della guerra tra l’Impero Ottomano e la Grecia, rappresaglie turche costrinsero cittadini di origine greca, abitanti

Farhad, rifugiato dall’Afghanistan: “Vedi, io sono rimasto musulmano…”

FARHAD BITANI, afghano, per certi aspetti è un rifugiato “d’altri tempi”: circostanze di vita particolari, una famiglia d’origine di ceto elevato con relazioni internazionali. Però è anche un rifugiato la cui vita da esule ha preso una direzione inedita: dopo aver raccontato la sua storia in un libro, ha iniziato a portare una testimonianza di pace e di dialogo interculturale nelle scuole, in teatri e circoli di varie città italiane. Senza perdere di vista, peraltro, la difficile situazione dell’AFGHANISTAN.

La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi

La vita ti sia lieve. Storie di migranti e di altri esclusi – di Alessandra Ballerini – Melatempo – Milano 2014 – pp. 221 “La vita ti sia lieve” di Alessandra Ballerini è una raccolta di brevi storie di umanità, di ingiustizie e di lotta, di diritti negati e diritti umani. Recensire l’opera dell’avvocatessa genovese Alessandra Ballerini non è facile. “La vita ti sia lieve” è una raccolta di storie, di schizzi di umanità, di diritti negati e ingiustizie e dei tentativi di porvi rimedio attraverso gli strumenti del diritto. L’autrice dipinge situazioni tra le più svariate, vicende che non coinvolgono sempre richiedenti asilo e rifugiati, ma più generalmente “migranti ed altri esclusi”. La forza con cui riesce a racchiudere in poche pagine il dolore della persona protagonista, la condivisione della sofferenza e l’impegno per cercare una soluzione, senza fronzoli e artifici letterari, mostra come dietro alle etichette “migrante”, “rifugiato”, “minore straniero non accompagnato” e “vittima di tratta”, si celino le infinite sfaccettature della vita di persone reali. Solo attraverso un racconto limpido di molte di queste storie si arriva a percepire la complessità delle esclusioni e dei paradossi legislativi e ad augurare a ognuna di queste persone che la loro vita possa essere appunto “più lieve” dal momento in cui si interrompe il racconto. Nella sua biografia sul suo blog, Alessandra confessa: «Non sopporto le ingiustizie e non evito di espormi nel tentativo di combatterle. Conosco le difficoltà e la solitudine che si prova a stare dalla parte degli ultimi e per questo amo collaborare con Ong e

Giovani nigeriani ai tempi di Boko Haram/ 2

E., 21 ANNI, NIGERIANO, condivide un appartamento a Torino Nord con altri giovani connazionali. Quando entriamo nella sua stanza veniamo per un attimo catapultati in un altro mondo: ovunque vediamo immagini sacre e simboli religiosi e, come in una chiesa evangelica, tutto sembra “muoversi” al ritmo della musica liturgica che esce ad alto volume da un piccolo stereo… Prima di entrare in camera, quasi a farci rispettare la sacralità del luogo, E. ci chiede di toglierci le scarpe e di attenderlo mentre finisce le sue preghiere quotidiane. Dopo alcuni minuti iniziamo a parlare e subito ci racconta di quanto sia stata importante la preghiera per la sua sopravvivenza durante il viaggio dalla Nigeria. “Dio mi ha salvato perché lo pregavo continuamente di farmi arrivare vivo, non sarei mai potuto sopravvivere in mare tutti quei giorni senza cibo e senza acqua”. Dal racconto di E. si capisce che le condizioni del viaggio sono state durissime. Questi sette terribili giorni in mare si aggiungono ad altri interminabili giorni di viaggio che dalla Nigeria gli hanno fatto attraversare il Niger prima e la Libia poi. “Ero il preferito di mio padre…” L’ha spinto a scappare dal suo villaggio natale una grave minaccia: “I miei fratelli mi hanno minacciato di morte, volevano uccidermi per motivi economici, credevano che io avessi rubato dei soldi che non mi spettavano”. Una faida familiare, probabilmente per un’eredità che spettava a lui e che i fratelli non hanno mai accettato: “Io ero il preferito di mio padre e questo a

Giovani nigeriani ai tempi di Boko Haram/ 1

P.M. e I.C, 25 e 27 ANNI, NIGERIANI, arrivano a Palermo nell’estate del 2014. Si incontrano per la prima volta a Torino, dove nascerà la loro amicizia condividendo la stessa casa assegnata ad entrambi da un progetto SPRAR… “Sono partito dalla Nigeria all’inizio di giugno 2014 e prima di arrivare in Italia ho attraversato il Niger e la Libia”, ci racconta P., mentre I. è scappato dal suo Paese nel febbraio 2014. Entrambi, di etnia esan, provengono dallo Stato di Edo, da due piccoli villaggi chiamati Ishan e Auchi, ma ad accomunarli non è solo questo. Ciò che li lega, infatti, è il motivo della fuga: entrambi sono fuggiti dalla Nigeria a causa degli attacchi e delle violenze di Boko Haram che stanno tragicamente colpendo la popolazione. Sono passati per il Niger per raggiungere poi la Libia viaggiando su camion e furgoni. Quella Libia impossibile I. ha lavorato qualche mese in Libia: “Ho fatto il muratore per cinque mesi a Tripoli e ho messo da parte i soldi che mi servivano per lasciare l’Africa”. P. invece ha dovuto andarsene quasi subito dalla Libia a causa della guerra: “Sono arrivato dopo aver attraversato il Niger, anch’io con la speranza di restare a lavorare un po’ lì ma era impossibile”. Così si è imbarcato per l’Italia con una nave: “In 24 ore sono arrivato a Palermo, le condizioni di quel viaggio erano terribili: non avevamo né cibo né acqua”. Anche I. racconta di quel viaggio in nave con lo stesso terrore e la stessa

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

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