E’ in vista anche l’approvazione di un decreto per un piano di costruzione, da parte del Genio militare, di nuovi CPR da realizzarsi «in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili». La CILD: «l’aumento a 18 mesi dei tempi di detenzione non cambierà nulla. I CPR esistono ormai da 25 anni, un periodo di tempo sufficiente per sapere che le persone o vengono riconosciute o rimpatriate nelle prime settimane, oppure non si riuscirà più a farlo».
Nella riunione di oggi il Consiglio dei ministri ha deliberato alcune modifiche e integrazioni al decreto legge “per il rafforzamento economico del Mezzogiorno” già esaminato il 7 settembre.
Le integrazioni riguardano fra l’altro, come informa un comunicato del Governo, «il contrasto all’immigrazione illegale»: il provvedimento estende fino a 18 mesi il limite massimo di permanenza nei CPR (centri per il rimpatrio) per i migranti non richiedenti asilo «per i quali sussistano esigenze specifiche (se lo straniero non collabora al suo allontanamento o per i ritardi nell’ottenimento della necessaria documentazione da parte dei Paesi terzi)». Il limite attuale è di tre mesi con una possibile proroga di 45 giorni.
E’ in vista anche l’approvazione, «su proposta del ministero della Difesa», di un decreto per un piano di costruzione, da parte del Genio militare, di nuovi CPR da realizzarsi «in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili».
Duro, ma anche motivato, il commento diffuso oggi stesso dalla CILD (Coalizione italiana libertà e diritti civili), che segue da tempo la realtà di questi centri.
Da un lato, afferma la Coalizione in una nota, «i CPR sono buchi neri in cui si verificano continue gravi violazioni dei diritti fondamentali dei migranti trattenuti».
Dall’altro, «l’aumento a 18 mesi dei tempi di detenzione non cambierà nulla. I CPR esistono ormai da 25 anni, un periodo di tempo sufficiente per sapere che le persone o vengono riconosciute o rimpatriate nelle prime settimane, oppure non si riuscirà più a farlo. Già in passato i tempi di permanenza erano di 18 mesi e i rimpatri erano percentualmente come negli anni successivi in cui i tempi erano stati ridotti drasticamente, come riportato in una tabella (vedi qui a fianco, ndr) tratta dal rapporto di CILD Buchi neri, nella quale erano stati rielaborati i dati del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale».
*** Aggiornamento ***
I tempi di trattenimento nei CPR servono solo ad aumentare le sofferenze (CIR, 19 settembre 2023)
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