Ancora aperte le adesioni all’appello al presidente Mattarella lanciato da Trieste, nei giorni scorsi, sulle condizioni di vita inumane alle quali sono costretti tanti migranti arrivati soprattutto dalla rotta balcanica e ammassati al freddo, nel fango, tra i ratti, nel cosiddetto “Silos” del capoluogo giuliano. Intanto, il degrado del Silos ha chiamato il ministro dell’Interno a risponderne in Senato.
«Gentile Presidente, ci permettiamo di attirare la sua attenzione su una situazione da tempo evidenziata dalla stampa e dai media locali e nazionali, e, in città, da moltissime associazioni laiche e religiose e dal vescovo di Trieste. Ci riferiamo alle inumane condizioni di vita alle quali sono costretti tanti migranti, arrivati prevalentemente dalla rotta balcanica, ammassati, al freddo, nel fango, tra i ratti, nel cosiddetto “Silos” all’inizio del Porto Vecchio. In molti, associazioni e singoli, si sono adoperati e si adoperano per alleviare le sofferenze di chi è costretto a vivere nell’edificio fatiscente. Ma, ovviamente, ciò non è sufficiente. Riteniamo perciò che vada superato l’immobilismo delle istituzioni cittadine, regionali e statali e che vada trovata una soluzione volta ad evitare che chi ha avuto la sfortuna di nascere in regioni afflitte da fame, guerre persecuzioni, sconti una doppia condanna».
Lo chiede da Trieste al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un appello lanciato nei giorni scorsi con l’adesione, fra gli altri, dell’ICS del capoluogo giuliano. L’iniziativa è ancora aperta a tutti coloro che desiderano sottoscriverla a questo link.
Sulla situazione del Silos, giovedì scorso il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto a una interrogazione parlamentare in Senato. Il ministro ha riferito che la proprietà del Silos è disponibile ad interventi di messa in sicurezza in vista della compravendita della struttura, programmata per giugno. «In tale prospettiva – ha affermato Piantedosi – nella seduta del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica dell’11 marzo scorso, dopo un’ulteriore disamina della questione, è stata valutata da parte del sindaco di Trieste la possibilità di adottare un’ordinanza di sgombero, nonché di perfezionare la concessione alla Prefettura del campo scout sito nella frazione di Prosecco al fine di attrezzare una struttura di accoglienza capace di assorbire l’impatto della presenza di migranti sul territorio».
L’ICS triestino ha però emesso il giorno dopo, venerdì 15, una nota in cui si afferma fra l’altro: «Le dichiarazioni rilasciate dal ministro Piantedosi a seguito dell’interrogazione parlamentare della senatrice Rojc appaiono confuse e poco coerenti. In primo luogo va ricordato che l’ostello scout di Prosecco – che si finge di individuare quale nuova soluzione – è utilizzato in modo ininterrotto come struttura di prima accoglienza per richiedenti asilo fin dalla primavera 2020, quasi sempre a piena capienza (un centinaio di posti). Ciò non ha però evitato il prodursi della situazione di degrado del Silos, giunta al suo apice a causa di serie inadempienze istituzionali nel corso del 2023».
Continua l’ICS: «L’utilizzo dell’ostello, che dunque non è affatto una novità, non rappresenta di per sé alcuna soluzione se non verrà realmente attuato, a regime, il piano di prima accoglienza e ricollocamento dei richiedenti asilo da sempre sottolineato da questo ente. Il Silos non potrà dunque essere chiuso né dall’attuale proprietà né da una eventuale prossima finché tale luogo sarà costretto a svolgere le funzioni di una sorta di indegna “stanza di attesa” di richiedenti asilo, ai quali non viene assegnato il posto di accoglienza di cui essi hanno diritto, in chiara violazione delle normative vigenti».
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