Popolazione: 11.565.204 (2020)
Capitale: Tunisi
La Tunisia è uno stato del Nord Africa, bagnato dal Mar Mediterraneo, diventato nel 2014 una repubblica semipresidenziale.
La rivoluzione dei Gelsomini
A Sidi Bouzid (Tunisia) il 17 dicembre 2010 un venditore ambulante di verdure – Mohamed Bouazizi – si dà fuoco. L’episodio è quello conduce alla cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini tunisina. Bouazizi, come tanti altri suoi compaesani, era esasperato da una storia di vessazioni, minitangenti e umiliazioni continue che non gli permettevano di svolgere e guadagnare il pane dal suo lavoro. A partire dal gesto di questo venditore ambulante – morto in ospedale il 4 gennaio 2011 – si moltiplicano come un fuoco dilagante le proteste di strada in tutte le città del paese. I Tunisini si mobilitano in massa per chiedere la fine della dittatura ultraventennale di Zine El-Abidine Ben Ali e vi riescono quando il 14 gennaio 2011 il presidente scappa in Arabia Saudita.
La fuga di Ben Ali il 14 gennaio 2011 è stato il primo risultato di un movimento nato nel centro del paese, a Sidi Bouzid. Nel giro di poche settimane, l’ondata di rivolte travolge l’Egitto e poi lo Yemen, il Bahrein e la Libia, fino a raggiungere la Siria. Anche le monarchie in Marocco e in Giordania sono state scosse da questo movimento e i cittadini sono scesi in piazza per rivendicare riforme e maggiori diritti.
Dieci anni dopo: il 2021
A oggi, dieci anni dalle rivolte arabe dilagate nel 2011, molti degli elementi che compongono il bilancio tunisino sono negativi. La Tunisia si destreggia infatti tra le montagne russe di una politica interna e di una crisi economica che moltiplica il numero dei disoccupati e quindi di coloro che scelgono di lasciare il Paese per costruirsi un futuro all’estero.
La rivoluzione ha sicuramente portato una libertà mai conosciuta prima, ma non ha risposto alle altre rivendicazioni dei giovani scesi in piazza nel 2011: lavoro e dignità. La disoccupazione giovanile è al 18 per cento e nelle città dell’entroterra tunisino il tasso di disoccupazione è il triplo rispetto alla media nazionale (e il fenomeno colpisce soprattutto i giovani istruiti). La Tunisia è considerata l’unico Paese, fra quelli che hanno conosciuto il fenomeno delle primavere arabe, ad aver seguito la via della democratizzazione ma molti tunisini hanno l’impressione che oggi la loro vita sia più difficile.
Chi lascia il Paese?
Alla base della scelta di molti tunisini di lasciare la propria terra c’è una sensazione generale di disillusione e di perdita di prospettive. Sensazione confermata da un rapporto dell’African development bank (Afdb), secondo il quale la Tunisia va incontro a una delle recessioni più gravi dall’indipendenza nel 1956. Ramdhan Messaoudi del Forum Tunisien pour les droits economiques et sociaux (Ftdes) dichiarava, un paio di anni fa, che “Mancano i servizi e la situazione economica non è buona, ma è soprattutto la mancanza di futuro che spinge i tunisini a partire, la consapevolezza che un titolo di studio non basta a migliorare la propria posizione nella scala sociale. Partono soprattutto i giovani che vivono nelle periferie delle grandi città”. Affermazione rimasta purtroppo attuale e aggravata dalla crisi mondiale legata alla pandemia Covid-19.
Migranti che partono e migranti che arrivano
La Tunisia non era storicamente un paese produttore di richiedenti asilo. Almeno fino alla Rivoluzione dei gelsomini. Dal 2011, secondo un andamento costante, in Italia, la Tunisia rappresenta una delle nazionalità più presenti per numero di arrivi via mare.
Inoltre il paese nord africano ospita dei campi profughi e il più tristemente noto è quello di Choucha, nell’estremo sud, al confine con la Libia, che ha accolto milioni di persone in fuga dalla guerra contro Gheddafi.
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