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Valsusa, sulla frontiera della neve/1 – Dove passano gli “invisibili”

“Via della Valle di Susa”, anno quarto: sulle strade che un consistente flusso di migranti percorre dal 2017 cercando di entrare in Francia. Prima tappa Claviere, l’ultimo paese italiano prima del Monginevro, dove la frontiera è sbarrata anche per le famiglie di afghani che chiedono asilo. L’alternativa sono i sentieri e le piste innevate, nella notte.

Claviere, marzo 2021: gli “invisibili” a un passo dalla Francia (foto Vie di fuga).

 

Scendono dall’ultimo bus delle 20.00 nella brezza gelida di Claviere: è già marzo ma quassù è ancora pieno inverno. Saranno una ventina. Quasi tutti giovani adulti. Per fortuna ben coperti e con buone calzature. Bagaglio ridotto all’osso: uno zainetto e magari una borsa tra le mani bastano a contenere tutto ciò che possiedono.

Le tre volontarie della postazione mobile serale della Croce Rossa hanno pochi attimi per informarli e distribuire volantini in quattro lingue (c’è anche l’arabo) sul pericolo di perdersi e di congelare fra queste montagne: giù a Oulx, nelle scorse settimane di notte il termometro è sceso fino a 17 gradi sottozero. Ma loro, i migranti, gli “invisibili”, sono determinati e decisi: si dividono in tre, quattro gruppi e iniziano subito a risalire la statale. Qualcuno lascia presto lo stradone e prende a destra, verso monte.

Un gruppo di nove ragazzi prosegue di buon passo. Li seguiamo. Se continuano così arrivano diritti al posto di frontiera della PAF, la Police aux Frontières. Ma alla periferia del paese si fermano, parlottano. E «who are you?», ci chiedono, più incuriositi che insospettiti, anche se non hanno certo il tempo per raccontare di sé e del perché sono qui.

Tornano un po’ indietro, esitano, seguono una traccia sullo schermo di uno smartphone. Poi anche loro lasciano la strada, scendendo verso il rio. Pochi metri, il crocchiare di scarponi e stivali sulla neve dura, e li ingoia il buio. Pochi metri ancora e, attraversato il rio, per loro è subito Francia: perché le case di Claviere, l’ultimo comune italiano a ridosso del Monginevro, a quota 1.760, si incuneano nel territorio del Paese cugino, che le circonda da tre lati.

A Oulx due continenti

Claviere, la postazione mobile serale del progetto MigrAlp della Croce Rossa di Susa.

Verso le 23.00 il pullmino del progetto MigrAlp della Croce Rossa, Comitato di Susa, lascia Claviere senza migranti respinti a bordo. A Oulx, il rifugio Fraternità Massi per i migranti di passaggio conta questa sera, fino ad adesso, 16 ospiti di due continenti: afghani, iraniani, ivoriani, gambiani, marocchini. Due giovani, uno marocchino e un altro dell’Africa subsahariana, respinti dai francesi a Bardonecchia, sono appena scesi da un mezzo della polizia italiana. 

Altri sette sono stati portati giù da Bardonecchia nelle ore precedenti. Gli ultimi due arrivati, stanchi, un po’ disorientati, hanno entrambi un trolley, vestono abiti normali per chi vive o viaggia nel nostro Paese.

Il giovane marocchino deve raggiungere i parenti in Francia. Ha un certificato di tampone rapido. Ma in queste settimane per non ritrovarsi in mano un refus d’entrée all’imbocco del Fréjus ci vuole, oltre a tutti gli altri documenti, un tampone molecolare. In serata sono venuti a farsi visitare dall’infermiere in servizio al rifugio i genitori e i bambini di due famiglie ospiti al “rifugio autogestito” Chez JesOulx, nella casa cantoniera occupata che si trova all’uscita del paese.

Se una famiglia chiede asilo

Il giorno dopo arriverà la conferma: durante la notte nessun respingimento da Claviere. È possibile che la ventina di migranti siano riusciti tutti a passare. Ma solo poche sere prima, il 28 febbraio, i volontari della Croce Rossa hanno dovuto prendere in carico sei respinti. La prassi vuole che la PAF avvisi la polizia italiana, questa li prende in consegna alla frontiera e poi li affida ai volontari della postazione mobile perché li accompagnino giù al rifugio Fraternità Massi.

Fra i sei c’è una famiglia intera di afghani, padre e madre con due bambini e un adolescente. Agli agenti della PAF hanno dichiarato di voler chiedere asilo in Francia, ma niente da fare: refus d’entrée anche per loro. Come avviene sistematicamente per quasi tutti i migranti intercettati in territorio francese nel raggio di 10 chilometri dalla frontiera, che chiedano protezione o meno.

(segue in una prossima news)

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by Mauro Biani – Repubblica
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