4.201 i respingimenti alle frontiere, 16.086 i rimpatri forzati e 50.717 le persone rintracciate in posizione irregolare nel 2010. Nello stesso anno nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) sono transitati 7.039 immigrati, ma il nuovo “Dossier Immigrazione” della Caritas romana rivela che nemmeno la metà delle persone trattenute è stata effettivamente rimpatriata.
Nel 2010, prima degli sconvolgimenti della “Primavera araba” che hanno caratterizzato questo 2011, l’Italia ha effettuato 4.201 respingimenti alle frontiere e 16.086 rimpatri forzati, a fronte di 50.717 persone rintracciate in posizione irregolare. Le persone sbarcate sono state 4.406 (contro le 36.951 del 2008 e le 9.573 del 2009; ma nei soli primi cinque mesi del 2011 sono state 42.807). Sono alcuni dati sulla “produttività” del “sistema Italia” nel controllo delle frontiere contenuti nel 21° Dossier statistico immigrazione della Caritas romana appena pubblicato.
“Nei costosi Centri di identificazione ed espulsione (Cie) – aggiungono i curatori del Dossier – sempre nel 2010 sono transitati 7.039 immigrati, con una permanenza media di 51 giorni; ma la possibilitàdi trattenimento è stata portata a 18 mesi, la stessa durata della custodia cautelare in carcere prevista per gli indagati per associazione mafiosa, sequestro di persona, pornografia e violenza. Nonostante gli accordi bilaterali in tema di riammissione, nemmeno la metà delle persone trattenute è stata effettivamente rimpatriata (3.399), mentre più di un sesto è stato dimesso per scadenza dei termini”. La Caritas romana ricorda come la Corte di giustizia europea abbia dichiarato contraria alla normativa comunitaria sui rimpatri la norma italiana che considera l’immigrazione irregolare reato, con la previsione del carcere per l’interessato che non ottemperi all’ordine di lasciare l’Italia.
Per il 2010 si ha notizia della morte di “soli” 20 migranti e potenziali richiedenti asilo nell’attraversamento del Canale di Sicilia, contro i 425 del 2009 e i 1.275 del “tragico” 2008 (dati Fortress Europe). Ma in questo 2011, nel solo periodo che va da gennaio a luglio, a fronte di circa 25.000 arrivi dalla Tunisia e di altrettanti dalla Libia, Fortress Europe ha censito 1.674 morti documentati: 188 sulla rotta tunisina e addirittura 1.486 su quella libica. “Come dire che sulla rotta tunisina ne muore uno su 130 mentre sulla rotta libica ne muore 1 su 17. Otto volte di più. E il dato potrebbe essere ancora più allarmante. Perché nessuno è in grado di dire quanti siano i naufragi fantasma di cui non si è saputo niente”. A rendere più pericolosi i viaggi dalla Libia sono state “le condizioni di sovraccarico a cui sono stati esposti i profughi in fuga dalla guerra”.
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