A Oulx, in alta valle di Susa, nella giornata di ieri quattro famiglie di migranti arrivate dalla rotta balcanica, 12 persone in tutto fra cui anche dei bambini, erano sulla strada. MEDU: «La giornata di oggi, come temevamo, ha messo in evidenza gravi lacune da parte delle istituzioni rispetto a quello che accade qui. Delle lacune e una distanza dalle persone che partono dai bisogni minimi…».
I bambini alla fine hanno giocato, hanno potuto disegnare, si è mangiato. Per fortuna era una bella giornata. Ma a Oulx, nella giornata di ieri, quattro famiglie di migranti, tutte arrivate dalla rotta balcanica, 12 persone in tutto fra cui una donna incinta, erano in strada.
Il rifugio Fraternità Massi, l’unico rimasto attivo dopo lo sgombero, il 23 marzo, del “rifugio autogestito” alla casa cantoniera ha osservato l’orario per cui è attrezzato, con apertura alle 16.00. Poi, la sera si è riempito.
«Ma domattina il problema sarà lo stesso – ha detto a Vie di fuga Piero Gorza, coordinatore piemontese dell’ONG Medici per i diritti umani (MEDU), che ha segnalato la situazione al sindaco e alla stampa -. La giornata, come temevamo, ha messo in evidenza gravi lacune da parte delle istituzioni rispetto a quello che accade qui. Delle lacune e una distanza dalle persone che partono dai bisogni minimi: non si può lasciare un paese senza neanche un bagno aperto, uno spazio dove cambiare i pannolini a un bambino piccolo. Speriamo che quello che è accaduto oggi serva a prestare un po’ più di attenzione ai migranti che passano in valle. Uno sgombero certo non risolve i problemi dell’accoglienza».
Durante la giornata le quattro famiglie sono state accolte in casa di alcuni privati. La Croce Rossa è arrivata per provare ad aprire i bagni della stazione, chiusi da tempo.
Per Oulx è in cantiere un progetto di accoglienza più articolato di quello attuale. Ma per ora la “cronaca” è questa.
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