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Si chiamano comunemente “politiche di contrasto all’immigrazione irregolare” e, in concreto, si tratta di respingimenti, detenzione, rimpatri: politiche coordinate a livello europeo e messe in pratica in ogni singolo Stato. Politiche che hanno dei costi. L’associazione Lunaria, forte dell’esperienza nelle campagne “Sbilanciamoci!”, ha provato ad analizzare questi costi, un lavoro che ha un senso particolare in un periodo di crisi economica e di spending review.

Ha pubblicato il risultato della ricerca nel rapporto “Costi disumani” curato da Grazia Naletto, Agnese Ambrosi, Chiara Assunta Ricci e Duccio Zola. In particolare il lavoro di ricerca si è concentrato su aspetti come controllo dei mari e delle frontiere, costi di gestione dei Cie, sviluppo della cooperazione nei Paesi terzi finalizzata al contrasto dell’immigrazione clandestina. Non è stato un lavoro facile. Le fonti di spesa, i ministeri coinvolti, la scarsa trasparenza nella gestione di alcune risorse, l’esiguità di relazioni finanziarie e la reticenza a fornire dati ai ricercatori hanno reso molto difficile la ricostruzione di un quadro esaustivo. E’ però vero che il Rapporto riesce in ogni caso a tracciare un quadro generale di riferimento che prende ancor più senso se confrontato con l’esiguità della spesa per progetti di accoglienza e integrazione.

 Frontex e il fondo per le frontiere

Scopriamo così che il Fondo europeo per le frontiere esterne ha assegnato per il 2012 all’Italia oltre 100 milioni di euro (metà fondi europei e metà co-finanziamento italiano), soldi che servono per finanziare infrastrutture presso i valichi di frontiera, attrezzature e strumenti tecnologici per le attività di sorveglianza, mezzi di trasporto speciali, sistemi di informazione e comunicazione. Ma la vera “macchina da guerra” del contrasto all’immigrazione irregolare è l’agenzia europea Frontex con la sua ampia dotazione di mezzi e personale per il controllo delle frontiere, un vero e proprio esercito europeo. Partita nel 2006 con un bilancio di circa 19 milioni di euro, l’agenzia nel 2011 poteva contare su oltre 118 milioni di euro, budget ridotto a 84 milioni per il 2012. Ampio spazio della ricerca è dedicato ai Cie definiti senza appello “disumani e inefficienti”. I vari centri di identificazione o quelli di accoglienza per i richiedenti asilo sono costati nel 2011 oltre 158 milioni di euro e presentano una spesa complessiva tra il 2005 e il 2011 di oltre un miliardo di euro: cifre che iniziano ad avere un certo peso.

Cie: da chiudere

Anche rimpatriare le persone identificate nel Cie e risultate irregolari ha un costo, che è stato in media per gli ultimi 7 anni di 3,8 milioni di euro all’anno. Ai costi in denaro del Cie, segnala Lunaria, vanno anche aggiunto i costi umani di una detenzione definita disumana: rivolte, episodi di autolesionismo, necessità di psicofarmaci sono situazioni all’ordine del giorno all’interno del Centri. Il rapporto si chiude con un serie di raccomandazioni sulla policy. Tra queste si evidenzia come sia urgente la chiusura di Cie, inefficienti anche per il contrasto all’immigrazione irregolare, l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione ad personam, l’ampliamento dei canali di ingresso per lavoro e ricerca di lavoro, la riduzione dei rischi di una caduta da una situazione di regolarità ad una di irregolarità.

Costi disumani – La spesa per il “contrasto dell’immigrazione clandestina”

Www.lunaria.org

 

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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